di Rossanina
|
Il cacao è il frutto di una pianta (Teobroma
cacao) coltivata nella zona tropicale.
LE SPECIE DI PIANTE
Le piante del cacao derivano da tre razze: i Criollo,
piante pregiate del Venezuela, della Colombia e del Messico, con fave
(cotiledoni) tondeggianti, chiare (bianche e rosate), dal sapore dolce con
fondo leggermente amarognolo.
Il Forastero è originario dell'alta amazzonia, con fave un po' più piatte, violacee con gusto
forte ed amaro, buccia spessa, con maggior contenuto
di tannini. La capacità produttiva è maggiore di quella del Criollo.
Sono nati degli ibridi, diffusi principalmente nell'isola di Trinidad (a
seguito di una catastrofe che distrusse le piante locali di Criollio
furono seminate piante di varietà Forastero),
da cui prendono il nome (Trinitario), che uniscono una parte delle
proprietà aromatiche del Criollo con la buona resa
produttiva del Forastero.
L'ALBERO DEL CACAO
|
L'albero del
cacao è delicato e fragile. Necessita di protezione
dal vento e, nella maggioranza dei casi, di un buon riparo dal sole,
soprattutto nel periodo che va dai due ai quattro anni. |
|
Il frutto del
cacao viene aperto con un colpo netto di macete (un bravo coltivatore è in grado di aprire fino a
500 frutti in un'ora), in grado di fendere il guscio duro come cuoio. |
Dall'interno
L'ammasso viene messo in tinozze di legno, cesti, o
avvolto in foglie di banano e messo sotto terra, a seconda delle zone, in modo
che si possa dare inizio alla fermentazione, un processo di
"lievitazione" durnate il quale la
temperatura viene mantenuta tra i 40 e i
Il risultato finale sarà quello di aver eliminato la polpa residua ed aver
ridotto il sapore amaro ed astringente delle fave, oltre a quello di aver
sviluppato gli oli essenziali. Per ottenere una buona fermentazione, le fave vengono ruotate tutti i giorni.
Dopo un periodo che varia dai tre (per alcune varietà di Criollo) ai 5/6 giorni, durante i quali la temperatura
raggiunge presto i 40 talvolta i 50 gradi, la fermentazione è avvenuta, i
batteri e i lieviti hanno iniziato la produzione dei precursori dei 500 aromi
presenti nel cacao.
Attualmente la fase di fermentazione è sostituita
dalla fermentazione in armadi, su plance in legno di cedro in stati da circa
L'ESSICCAZIONE
|
Come ogni
frutto contenente umidità, le fave per essere conservate devono subire un
procedimento di essiccazione. |
Le
Lo stoccaggio avviene in condizioni rigide e controllate per evitare che il
cacao, che assorbe gli odori come una spugna, venga a contatto con delle
sostanze sgradevoli.
LA TOSTATURA
Le fave sono spedite nei luoghi di tostatura dove vengono
pulite da eventuali impurità, miscelate (solo pochi sono i produttori di CRU, ovvero
cioccolati derivati da una sola specie di pianta) e tostate per un periodo che
varia da produttore a produttore a seconda del risultato finale che si vuole
ottenere.
Una tostatura sbagliata od eccessiva, può causare dei problemi irrimediabili al
risultato finale conferendo al cacao un amarezza spiccata
che, insieme all'eccessiva acidità e all'astringenza,
rappresenta uno dei difetti del cioccolato.
Il
Il passaggio successivo è quello della "macinatura" del cacao, che in
realtà macinatura non è in quanto il cacao durante questa operazione
fonde (il burro di cacao fonde a
L'AGGIUNTA DI LECITINA
La lecitina di soia è un ingrediente fondamentale
nella produzione del cioccolato.
La sua aggiunta ha lo scopo fondamentale di emulsionare le tracce di umidità presenti nel cioccolato con la parte lipidica, e,
abbassando la viscosità, aumenta la fluidità del cioccolato.
grazie soprattutto a questa ultima caratteristica, la lecitina permette di
operare un concaggio a temperature inferiori,
migliorando lo sviluppo dell'aroma del cioccolato.
la lecitina riesce inoltre a ridurre l'effetto detto in gergo "blooming" (affioramento) del burro di cacao.
IL CONCAGGIO
Il prodotto così ottenuto, dopo l'aggiunta degli ingredienti necessari per la
trasformazione in cioccolato, passerà poi al "concaggio",
ovvero attraverso una macchina che sbattendo il liquido sulle pareti, facilita
la fuoriuscita dal prodotto di parte delle sostanze acide, ma non ne muta gli
aromi.
IL TEMPERAGGIO
Il temperaggio serve per ottenere un cioccolato dalle
caratteristiche fisiche ben definite e durevoli nel tempo, grazie alle quali il
prodotto possa conservarsi a lungo.
per far questo è necessaria una cristallizzazione dle burro di cacao in cristalli in forma stabile. Il burro
di cacao ha infatti la caratteristica di solidificarsi
in differenti tipi di cristalli.
Lo scopo del temperaggio è quello di far solidificare
il burro di cacao orientando la cristallizzazione in una
forma stabile per evitare quindi i cristalli che con il passar del tempo
affiorerebbero con conseguente imbianchimento delle tavolette di cioccolato.
Il cioccolato che esce dal "concaggio" alla
temperatura di circa 40 gradi, passa poi nella temperatrice che ne abbassa (nel caso del fondente) la temperatura a 28° per
poi riportarla a 31.
Lo choc termico subito dal prodotto riduce in gran numero i cristalli instabili
del burro di cacao: grazie a questo processo, il cioccolato acquisterà in
lucentezza, conservabilità e consistenza.
Il cioccolato liquido sarà poi versato in stampi di acciaio
che verranno fatti avanzare su un nastro sottoposto a vibrazioni continue con
lo scopo di eliminare più possibile le bolle di aria all'interno della
tavoletta, ed infine le forme attraverseranno un tunnel di raffreddamento in
cui il cioccolato solidificandosi si contrarrà ottenendo una massa fredda ben
lucida e che si staccherà con facilità dagli stampi.