LIEVITO MADRE di Tiziana



Premesso che:
a) la ricetta che ti do è quella di mia nonna, classe 1896,
bi) che io l'ho sperimentata e funziona (anche se col forno elettrico il risultato non è al meglio),
ci) che mia nonna usava la farina fatta dal grano coltivato da lei medesima,
di) che ci vuole un pò di pazienza....
vado con la ricetta.

Prendi un pò di farina di grano duro, diciamo un etto, la metti in una ciotola e ci metti un po' di acqua tiepida, non tanta ma sufficiente per fare una pallina morbida, tipo pasta da pizza.
Impasti bene e lasci la pallina, infarinata, dentro la ciotola, coperta, in un posto riparato e tiepido.
Lascia passare 24 ore e guardalo, dovrebbe avere un aspetto diverso, più gonfio e soprattutto dovrebbe avere una crosticina sopra e delle spaccature. Riprendilo sulla spianatoia infarinata, aggiungici un altro po' di farina e di acqua tiepida e rimetti la pallina, infarinata, nella stessa ciotola precedente. Se la ciotola è tiepida è meglio. Questa manipolazione dovrebbe essere sufficiente. Dopo qualche giorno questa benedetta pallina dovrebbe essere aumentata di volume, non moltissimo ma un pochetto senz'altro, dovrebbe avere un odore acidulo, di lievito, di pane, di roba buona insomma.
Dovrebbe anche avere un aspetto di roba lievitata.
Prendi allora della farina, diciamo 250 gr, mettici del sale nella fontana, prendi la pallina dalla ciotola, riempi la ciotola di acqua tiepida, non tanta acqua mi raccomando, spezzetta con le mani la pallina e scioglila lentamente nell'acqua.
Non esagerare con la temperatura (il lievito morirebbe) non esagerare con la quantità di acqua, se non sarà sufficiente a impastare tutta la farina, ne scalderai un altro po'.
Versa il contenuto della ciotola al centro della fontana e comincia a lavorare lentamente, come fai con la pasta per le tagliatelle. Lavora,l avora, lavora e intanto pensa. Pensa che stai facendo una cosa che le donne fanno da migliaia di anni, in tutto il mondo. Vedrai che la stanchezza ti passerà.
Quando la sentirai morbida e scoppiettante sotto le mani, allora stacca una pallina piccola, piccola come una grossa susina, infarinala e mettila nella solita ciotola. Tagliaci una croce sopra con la lama di un coltello, e tienila al sicuro, coperta, al calduccio.
Mia nonna aveva un piccolissimo sacchetto, di lino, chiamato "su cuneddu" all'interno del quale custodiva "su frammentazzu" e cioè appunto questa preziosissima pallina.
Ogni settimana la metteva nel sacchetto e poi nel cassetto del tavolo che ora è nel mio studiolo, a casa.
Col resto dell'impasto facci il pane, della foggia che vuoi, non so che pane tua sorella voglia fare.
Sappi che forse non lieviterà benissimo la prima volta, (ecco perchè ti ho consigliato di usare poca farina la prima volta) ma già dopo la seconda e soprattutto dopo la terza, il pane ti verrà benissimo, specie se userai grano duro e forno a legna. Dopo aver impastato (e tenuto da parte il lievito per la prossima panificazione) fai le forme del pane e le lasci lievitare. Anche tutta la notte se è necessario. Ti accorgerai se è lievitato, sarà mediamente gonfio (non come quando usi il lievito di birra, bada) se gli darai dei buffetti leggeri, risponderà con un suono simpatico, di vuoto, di soddisfatto.
Mettilo in forno incandescente. Vedi cosa ne vien fuori.