E’ uno dei dolci tipici del periodo pasquale barese, che si trova in ogni casa, panificio o pasticceria della città, assumendo connotazioni, anzi sofisticherie diverse a seconda del luogo di produzione. Si impastano 300 gr di farina 00 con 2 uova, 2 cucchiai da minestra di olio, 100 gr di zucchero, un po’ di latte, pochissimo sale e buccia di limone grattugiata. La pasta così preparata, si stende a ½ cm di altezza e si ritagliano da essa tre ovali, conservando i ritagli di pasta. Su una delle estremità dell’ovale si poggia 1 uovo, crudo e con il guscio ben lavato, e si fissa con i ritagli di pasta, ridotti a strisce e incrociate. Si cosparge il tutto di confettini colorati e di zucchero e si inforna poggiandola su una teglia appena unta. Controllare la cottura e sfornarla dorata. Suocere e nuore se la scambiavano il giorno di Pasqua, nella città vecchia, e dalla grandezza del dolce e dal numero delle uova che conteneva, sì…. perché possono esserci più uova nella stessa scarcella, chi osservava la scena poteva immaginare come fossero i rapporti fra le due: più era grande la scarcella e più uova conteneva, più cose c’erano da farsi perdonare.
|