La Pasqua per il mondo cristiano è la festa più importante del calendario liturgico, quella che celebra il mistero su cui fonda la religione cristiana, e cioè la morte e la resurrezione di Gesù Cristo.
Fu anche certamente la prima festa celebrata dai protocristiani, e il problema della sua datazione si manifestò fin dalle origini.
Entro il secondo secolo, infatti, i cristiani cominciarono a stabilire dei rudimentali calendari liturgici, con le date dedicate alla venerazione dei santi e alle festività religiose, e tentarono di definire una cronologia degli eventi della vita di Gesù, basandosi sui Vangeli che, bisogna ricordarlo, furono scritti in epoca successiva allo svolgersi degli avvenimenti.
I Vangeli di Matteo, Marco e Luca - cosiddetti Sinottici, in quanto fra di loro strettamente connessi - suggeriscono che la resurrezione di Cristo sia avvenuta nella domenica successiva alla festa della Pasqua ebraica; è infatti chiaramente lasciato intendere che l'Ultima Cena, ricordata nel Giovedì Santo, fosse la celebrazione, da parte di Gesù e dei suoi apostoli, della cena di Pasqua. Il Vangelo di Giovanni, se pur con qualche differenza, sembra indicare lo stesso periodo.
La Pasqua ebraica, detta Pesah, cade il 14° giorno del mese di Nisan (marzo-aprile). Il calendario ebraico, come quello musulmano, è un calendario lunare, composto da 12 mesi, più un tredicesimo aggiunto, per cui la festa di Pesah cade più o meno in coincidenza del plenilunio di primavera, ma è soggetta a slittamento come tutto il calendario ebraico.
Gli antichi cristiani, divisi in sette e chiese, concordavano solamente sulla necessità di far precedere la Pasqua da un periodo di digiuno, e che il giorno della celebrazione dovesse essere in rapporto con il plenilunio del mese di Nisan, ma discordavano sul fatto che dovesse per forza cadere di domenica, né erano soddisfatti di doversi uniformare alle decisioni dei sacerdoti ebrei riguardo l'inizio del mese di Nisan, sia a causa delle oscillazioni del calendario ebraico, sia a causa di un crescente antisemitismo.
Prioritario era invece per i cristiani stabilire una data certa, in modo che tutti i credenti potessero festeggiare la Pasqua nello stesso giorno. Per questo motivo, durante il concilio di Nicea del 325 fu stabilito che la Pasqua dovesse cadere la prima domenica successiva la plenilunio di primavera.
Questa regola, adottata ancora oggi, ingenerò non pochi errori nel corso dei secoli, in quanto la stessa determinazione dell'equinozio di primavera, a causa della non perfetta conoscenza dei movimenti del Sole, della Luna e della Terra da parte degli scienziati antichi, era incerta, e fu quindi fissata arbitrariamente il 21 marzo. Il calendario Giuliano, allora adottato, inoltre, aveva un errore annuale pari a 11 minuti, per cui tutto il calendario, e con esso anche la Pasqua, slittava indietro di un intero giorno ogni 128 anni circa. A causa di questo la Pasqua, fino all'adozione del calendario Gregoriano, avvenuta nel XVI sec., fu celebrata in date sbagliate.
La Chiesa Ortodossa ha comunque sempre rifiutato l'adozione del calendario Gregoriano e segue ancora oggi quello Giuliano per fissare il proprio calendario liturgico; per questo motivo la Grande Pasqua (come viene chiamata dagli ortodossi) e la Santa Pasqua (come viene chiamata dai cattolici) non coincidono che casualmente, e ancora più raramente avviene la coincidenza anche con la Pasqua ebraica.
Naturalmente, se pur differiscono per le date e in parte per i rituali le festività cattolica e ortodossa, identico ne è il significato religioso; completamente diversa è invece la Pasqua ebraica.
La festa di Pesah, infatti, ricorda l'esodo del popolo ebraico dall'Egitto (Pesah significa "passare oltre") e dura sette giorni. In Israele festeggiano la sera del 14 Nisan, mentre le comunità della Diaspora la vigilia del primo e secondo giorno di Pesah. Sulla tavola sono disposti una tovaglia bianca, dei candelabri, un vassoio con una zampa d'agnello, a ricordo dell'agnello sacrificale (nella Torah, il principale libro sacro degli ebrei, che corrisponde ai primi cinque libri della Bibbia, era prescritto il sacrificio di un agnello o di un capretto maschio, da compiersi dopo il tramonto; con il suo sangue dovevano essere tinti gli stipiti e l'architrave della porta di ingresso. La carne andava arrostita e consumata nella stessa notte, e quello che avanzava andava bruciato). Sono presenti inoltre un uovo sodo strinato sulla fiamma e immerso in acqua salata in ricordo della schiavitù, un composto di mele grattugiate, noci e miele (a ricordo della cura messa dagli ebrei nel fabbricare i mattoni), un gambo di sedano, un rametto di prezzemolo e verdure intinte in acqua salata (che simboleggia le lacrime), radici e erbe amare, vino e una copia dell'Haggadah, libro che narra la storia dell'Esodo. Tutti i cibi lievitati sono banditi e vengono eliminati, in memoria del fatto che nei preparativi della fuga il pane non ebbe tempo di lievitare. E' interessante considerare che il pane azzimo, conservandosi a lungo, era l'ideale cibo per lunghi viaggi.
Proprio per differenziarsi marcatamente dagli ebrei, verso la fine del medioevo in Italia è nato l'uso di preparare nella settimana di Pasqua torte lievitate dolci e salate (ad esempio la torta al formaggio in uso in Centro Italia sotto vari nomi), e il costume, che in alcuni luoghi ancora permane, di farle benedire in chiesa. L'origine della colomba pasquale, invece, è completamente diversa, essendo stata creata in ambito industriale negli anni Cinquanta.
L'agnello e il capretto sono cibi consumato tradizionalmente anche durante la Pasqua cristiana.
Un altro cibo che compare sulla tavola sia durante la Pasqua ebraica sia durante quella cristiana è l'uovo. Il consumo delle uova nella Pasqua cristiana ha motivazioni storiche e simboliche. Questa festa viene infatti preceduta da un periodo di purificazione e di digiuno, in cui i divieti alimentari imposti dalla Chiesa sono stati più volte modificati nel corso dei secoli. Si passò quindi dal periodo altomedievale in cui pur in astinenza dalle carni era consentito il consumo di volatili (venivano assimilati ai pesci) a periodi successivi in cui venne proibito anche il consumo delle uova, che venivano conservate nella sabbia ed erano quindi disponibili in grande quantità a Pasqua.
L'uovo però è anche un simbolo di rinascita, presente in molte religioni. Nella religione cristiana è il simbolo della resurrezione di Cristo, e soprattutto gli ortodossi usano scambiarsi uova colorate che siano state benedette in chiesa. Ma già nell'antichità erano considerate simbolo di fertilità e di vita ed erano presenti a Roma nei riti in onore di Venere e in quelli dedicati a Cerere, dea dell'agricoltura. L'avvento del cristianesimo ha quindi inglobato le antiche tradizioni pagane, attribuendo loro un nuovo significato, che purtroppo si sta perdendo nell'attuale società consumistica ma che sopravvive ancora in qualche luogo.
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