di Rossanina

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IL CAPITONE di ellemir

addobbi natalizi

Il giorno di Natale c’è da stupirsi che qualcuno ancora voglia mangiare, eppure ci si siede a tavola e si ricomincia dall’antipasto, che stavolta contempla anche i salumi, e gli avanzi del capitone fritto messi “a scapece”.
Leggo, diciamo un po' in ritardo e decico, leggendo, che la *vera* ricetta del capitone a'scapece meriti di essere raccontata (anche se non e' Natale).

Tutto inizia con un urlo... "S'N'E' FUJUTO O CAPITONEEEE*!!!"
Eggia', facile ammazzare un capitone, direte voi. Provateci, se non l'avete mai fatto, e ve ne accorgerete.
La prima regola per cucinare
il capitone e'

semplicissima e rigidissima al riguardo: MAI comprare i capitoni la mattina della VIGILIA, all'acquisto si procede il 23, quando c'e' piu' scelta.
Inattesa dell'esecuzione si mettono nella vasca da bagno, che tanto a noi terroni mica ci serve per lavarci... ecche' lo facciamo a fare, tanto mica siamo sporchi...
Mannaggia amme', sto divagando... allora, lo strofinaccio intorno alla mano.
Ci ho provato, lo giuro. Ad ammazzarlo, mai. Ad afferrarlo, si'. Il risultato? Sempre quello...

"S'N'E' FUJUTO O CAPITONEEEE!!!"
E si scatena la caccia. Se siete fortunati, se avete i riflessi pronti - cioe' - e chiudete subito la porta del bagno, ve la cavate con una decina di minuti. Se e' la bestia ad averli piu' pronti di voi, se riesce ad infilarsi in corridoio... beh... sono kavolacci vostri!
Fatto che avrete questo (che, badate bene, NON e' un incidente di percorso ma un antico RITO) potrete procedere all'operazione *coltellaccio*.
Non e' roba da femminucce, spetta ad un vero duro, al *maschio* di casa.
Capitone nella sinistra, coltellaccio nella destra, espressione da Jack in Shining e... ZAC!!! Robespierre, al confronto, era un dilettante.
Prima la testa, poi il corpo.
La bestia viene tagliata in pezzi di lunghezza uniforme, 5-6 cm.
Poi viene strofinata con sale grosso, in modo da togliere la viscosita', sciacquata e parcheggiata sul lavandino dove - ORRORE!!! - continua ad agitarsi per un paio di ore.
Lasciatela pur li', magari continuate pure a fissarla pensando, come sempre facevo io, "col cavolo che la tocco quella robbba li'..." e quand'e' ora, sperate che qualcun altro si offra volontario.
Se - come al solito - questo non succede, fatevi coraggio: prendete quelle cose viscide e mobili, non pensate al fatto che continuano a muoversi che le loro bocche tentano ANCORA di afferrarvi le dita, e passatele nella farina.
Poi padella, olio bollente e sale.
Tutto qua, in tavola bello caldo, dove (dopo un paio di antipasti, due primi, un fritto di mare e chi ne ha piu' ne metta) il coro si alza unanime: "NU'TTENGO CCHIU' FAMEEEE...!!!".
Eggia', il *vero* capitone, quello che ti dice che la cena della Vigilia e' stata una cena come-si-deve, si mangia a Santo Stefano, marinato nell'aceto, "a'scapece". Perche' al suo arrivo in tavola, gia' tutti si sono strafocati al massimo e di posto "proprio nun c'n'sta cchiu'".
Lo si sa gia' da prima, questo, tanto che ogni anno arriva lapidaria la frase della mamma "L'anno prossimo basta capitone....!!!".
Ma poi, arriva il 23.
E ci si ritrova a pensare che, senza capitone, manco "Natale in casa Cupiello" sarebbe la stessa cosa.

Da immaginarsi urlato, ma non troppo, da una voce antica e sommessa che assomigli, almeno un poco, a quella di Pupella Maggio