di zialella



SCHERAZADE E I CAPPELLETTI

In questo brumoso pomeriggio autunnale vi mando la mia ricetta sacra, la numero uno, quella che convince tutti, l'archetipo della compensazione gastronomica ... l'unione dei contrari ... quello che sicuramente sobbolliva nel crogiuolo degli alchimisti.... basta!
Parliamo del sottofondo musicale, ho scelto la Scherazade di Korsakov, Sinbad il marinaio in preda a grande smarrimento guarda malinconico il mare. Sente che la vita può avere prospettive inattese, il mare si increspa ...... sì, cominciamo dal brodo.
Capace pentola, cipolla, sedano, carota, pomodorino, croste di forma raschiate e pulite, carne da brodo col suo osso (fallata, muscolo), una piccola faraona (è magra e rende il brodo delizioso), due o tre piccoli polpettoni (mortadella macinata 1\3,carne 2\3, parmigiano, uova e pangrattato) a questo punto far sobbollire pian piano per almeno due ore ......
Intanto cala la notte e Sinbad inquieto guarda la luna alta nel cielo sente che qualcosa sta per accadere, le trombe e i violini se la raccontano con l'arpa che rende la situazione sempre più sospesa ....e zac! Si apre una botola ed esce Scherazade dalle stive dove era rinchiusa per essere portata dal (vecchio) califfo in sposa, i veli che la rivestono sbattacchiano da tutte le parti mentre Sinbad rimane impietrito.... il cuore batte disordinato .... non riesce più a circoscrivere i contorni della reltà....Scherazade lo guarda ....ed esplode il sentimento!!!!
l'orchestra suona con tutti gli strumenti possibili e immaginabili ... il ritmo si fa convulso e incalzante ...noi pensiamo al ripieno dei cappelletti che i romagnoli con altrettanto sentimento chiamano batù.
Procurarsi vari tipi di parmigiano reggiano di diversa stagionatura un po' di stravecchio e un po' di grana giovane ecc e grattugiarlo accuratamente, impastarlo con delle uova fino a raggiungere una giusta consistenza e si mette in frigo mentre si prepara la sfoglia ...... Simbad e Scherazade abbracciatissimi tremano al pensiero della cattiveria del califfo, il tamburo rende i loro presagi e le loro paure molto convincenti ma la sfoglia è pronta e noi tagliamo dei piccoli quadrati di quattro cm di lato e li riempiamo di batù, io li chiudo a tortellino ma la tradizione vorrebbe che, chiusi a triangolo, si saldassero i due angoli acuti insieme come a formare un piccolo cappello.
A questo punto non capisco con precisione come riescano i due piccioni a sbarazzarsi del califfo ma la nave arriva in porto tra i festegiamenti della ciurma e della gente che aspetta, il tutto diventa come una festa di nozze, il brodo bolle, i cappelletti saltano dentro la pentola, suonano i violini l'orchestra e perfino i piatti, i marinai lanciano in aria i cappelli (notate le allusioni ? ....piatti ...cappelli...) grande mangiata di cappelletti e grande avvenire di felicità!
Che bravo Korsakov!