di Gigiotta



L'ALLUMINIO ANTIADERENTE

Teflon è un marchio per un materiale duro e non poroso denominato politetrafluoroetilene (PTFE) che consente di cucinare senza l'uso dei grassi.
E’ stato scoperto per caso nel 1938 da Roy J. Plunkett, mentre stava eseguendo ricerche sui gas refrigeranti. Dopo questa scoperta, però è stato necessario un duro lavoro per definirne meglio le caratteristiche e le proprietà.
Il Teflon venne utilizzato durante la II Guerra Mondiale nei sistemi radar, ma divenne ben conosciuto e di largo consumo solo nei tardi anni cinquanta.
Solo nel 1960 la FDA (Food and Drug Administration, il massimo organismo mondiale nel campo della salvaguardia della salute) ne approvò l’utilizzo a contatto con i cibi. Il Teflon è tutt’oggi citato nel Guinness dei primati come una delle sostanze più scivolose conosciute.

Che cos’è il Teflon
Il PTFE è un composto a base di carbonio e fluoro.
Esistono diversi marchi (Teflon, Silverstone, Xylan, Durit, Cortan, Greblon etc.), tutti sono basati sostanzialmente su molecole molto simili, la differenza di qualità e prezzo è sostanzialmente dovuta al modo in cui il rivestimento è realizzato: quanto più è alto il numero e lo spessore degli strati che rivestono il metallo, tanto più il tegame è resistente, di maggior durata, più antiaderente e più facilmente pulibile.
All'origine il Teflon è una polvere bianca e leggera che galleggia sull'acqua. Non può essere sciolta da nessun solvente, è resistentissima a quasi tutte le sostanze chimiche ed è inodore. Non conduce l'elettricità, non è infiammabile e resiste a un calore di 300 gradi centigradi.
Per queste sue caratteristiche viene utilizzato, oltre che per rivestire le pentole, per fare filtri, guarnizioni, valvole e protezioni anticorrosive e antiadesive.
Nel corso degli anni si sono trovati numerosissimi tipi di impiego per il Teflon: viene applicato sui tessuti per abbigliamento, campeggio, arredamento.
Le fibre impregnate di particelle di Teflon diventano infatti completamente impermeabili e resistono all'usura e alle macchie. Questo materiale è così resistente ed inerte (cioè inattaccabile) che è usato nella realizzazione di particolari di protesi per le anche e le ginocchia (anche se è stato superato da nuovi materiali), arterie artificiali ed in altri impianti chirurgici.
Chimicamente è un polimero (vale a dire una lunga molecola composta da una catena di piccole unità che si ripetono uguali) chiamato politetrafluoroetilene (PTFE). È formato da "mattoni" che contengono due atomi di carbonio e quattro di fluoro. Contrariamente ad altri fluoropolimeri, la catena di atomi di carbonio del Teflon è completamente circondata dagli atomi di fluoro che la proteggono. È proprio questa struttura a fornirgli le sue proprietà antiaderenti e la resistenza alla maggior parte delle sostanze.

È sicuro?
Le domande sulla sicurezza dei materiali hanno sempre accompagnato l’introduzione di nuovi prodotti.
Qualunque sostanza che migri dal contenitore all’alimento viene considerato come un additivo alimentare (qualunque sostanza che si aggiunge ai normali componenti dell’alimento o che ne modifica le caratteristiche) ed è quindi sotto la giurisdizione della FDA.
Il dipartimento additivi alimentari della FDA ha sancito che non esiste alcun pericolo per la salute nel caso di ingestione di particelle di rivestimento antiaderente. Queste infatti sono totalmente inerti e quindi attraversano il nostro apparato digerente senza essere assorbite (esattamente come le fibre alimentari).
Qualunque sostanza, se riscaldata oltre una temperatura critica, si decompone e produce fumi. I grassi utilizzati in cucina (burro, olio etc.) si bruciano e producono questi fumi attorno ai 200°C. Il rivestimento antiaderente è stabile fino a una temperatura di 260°C e si decompone significativamente solo attorno ai 340°C, molto al di sopra del punto di fumo dei grassi da cucina.
I rivestimenti in Teflon possono essere riscaldati per lunghi periodi e senza danno fino a 260°C, ben al di sopra della temperatura richiesta per friggere o cuocere in forno. Qualunque cibo che subisse lo stesso trattamento si carbonizzerebbe in modo irreversibile, producendo fumi tossici per la salute.
Se, per errore, il rivestimento antiaderente dovesse subire un prolungato surriscaldamento oltre queste temperature, la produzione dei fumi potrebbe causare sintomi di tipo influenzale. Non sono comunque stati rilevati effetti a lungo termine sulla salute.
È stato analizzato anche il comportamento dei rivestimenti dopo un uso prolungato (due anni e mezzo) o dopo aver mantenuto il rivestimento a 250°C per 160 ore. Non si è rilevata una significativa differenza con i rivestimenti nuovi o con tegami d’alluminio non rivestito utilizzati a confronto.
In conclusione se ne deduce che il Teflon è estremamente sicuro e non causa danni alla salute.
Se nessuna sostanza si attacca al Teflon, come può il teflon restare “attaccato” ai nostri tegami?
I produttori di questo tipo di tegami prima bombardano di sabbia il fondo da trattare, per renderlo ruvido, poi applicano un “primer”, cioè un “grippante”, e quindi stendono lo strato di Teflon.
Il Teflon è legato al primer, quindi viene trattenuto meccanicamente (e non chimicamente) sulla superficie del tegame. Il principio è simile a quello per cui i cubetti di ghiaccio non si staccano facilmente dal contenitore in cui si sono formati.
Quando si graffia in fondo di una padella antiaderente si espone lo strato trattato con il primer. Nella letteratura specifica non esiste traccia di notizie legate alla tossicità di questa sostanza.
È comunque vero che, in corrispondenza del graffio, la padella perde la sua caratteristica antiaderente, rendendo più facile la carbonizzazione del cibo a contatto con il graffio (il cibo quindi si attacca al fondo). Questo rende più difficile la pulizia del tegame e obbliga ad usare più grassi per la cottura.
In sintesi per questi tegami è meglio eseguire una corretta manutenzione, utilizzando accessori in legno o in nylon (più igienico) e sostituirli quando il fondo risulta graffiato.

Manutenzione e uso
Per garantire una più lunga durata ai nostri tegami antiaderenti è bene seguire alcuni semplici accorgimenti.
Al primo utilizzo, dopo averla lavata, è bene ungere leggermente con olio o burro la superficie interna del tegame.
Per il lavaggio è sufficiente l’acqua corrente o l’immersione in acqua saponata, senza dover effettuare sfregamenti. Per pulirli non si dovrebbero utilizzare né detergenti abrasivi o in polvere né pagliette metalliche. Questi tegami possono essere lavati anche in lavastoviglie, avendo cura di scegliere un ciclo di lavaggio a bassa temperatura (50°C).
Poiché i rivestimenti antiaderenti si possono graffiare con l’uso, i produttori suggeriscono l’uso degli utensili di plastica o di legno.