Coquinaria per me è un sogno, un luogo utopico.
Un po’ come un figlio, un figlio per cui si hanno delle ambizioni, dei desideri, delle aspettative. Magari sbagliando, perché poi i figli prendono la strada che più piace loro, non quello che vorremmo noi per loro.
In questi giorni ho riflettuto un po’ su come avrei voluto che fosse Coquinaria. Come mi sarebbe piaciuto che si fosse sviluppata, cosa che in parte è avvenuta ed in parte no, come è normale che sia.
Coquinaria per me è una piazza di scambio, un mercato in cui tutti portano le proprie esperienze, a cui si avvicina chi si interessa di gastronomia o di vini. E per interessarsi non intendo che debba essere un esperto, ma basta anche essere un curioso perché non si possono dare risposte se nessuno si pone domande.
Coquinaria per me è un modo per crescere, per conoscere nuovi prodotti, nuove realtà, nuove tradizioni, nuovi abbinamenti, ma anche per leggere aneddoti di cucine andate, per leggere racconti di feste ormai perdute, per immaginare sapori ed odori.
Coquinaria è per me un modo per fare cultura, per scoprire che l’uovo al tegamino si fa con il burro, per scoprire che le crescente non son tigelle, ma solo dalla betti, per imparare a far colombe ma anche a conoscerne l’origine. Per vedere foto di piennoli, per scoprire come si fa passo passo una vera brisaola, per leggere di chef importanti o di trattorie da due lire, per parlare di film con argomento gastronomico, per leggere recensioni di testi che in qualche modo abbiano a che fare con la cucina.
Coquinaria è per me un modo per conoscere la stagionalità, per imparare a riconoscere un pesce fresco, per saperne di più della cucina dei nostri avi, di come si fa un pranzo indiano o come si allestisce un piatto di formaggi, per sapere che vino abbinare con una pietanza, per scoprire che l’alloro serve per non far venire le farfalline nella farina…
Il tutto infarcito (non prevaricato) di risate, di gioia, di serenità, il tutto con un occhio non al rigore accademico che non fa uscire dai ranghi, ma con la gioia.. perché cucina per me è allegria. Un posto dove regna il buon umore, un posto in cui non ci sono discussioni, termini pesanti, un posto dove i messaggi sono sempre “misurati”.Essere coquinari per me è anche divertirsi a mettere un topic tutto pieno di foto di “spatasci”, parlare dei propri disastri, delle proprie disavventure culinarie.
Ed essere coquinario è condividere i racconti del proprio passato, cercare di trasmettere le atmosfere, cercare di non relegare la cucina alla sola ricetta, alla sua esecuzione e alla sua presentazione, ma anche e soprattutto cercare di raccontare emozioni, ricordi, tradizioni e speranze.