Una chiamata “vieni con noi ad Amatrice?”. E parte un turbinio di emozioni. Che non riesci a distinguere, ad inquadrare. Non sai cosa troverai, non sai come lo vivrai. Non sai. Ma accetti, con il cuore gonfio.
“Ho bisogno di un cappellino, Agnese corri!”. Colla, plastica, velluto, carta. Arte ed amicizia che si incontrano. Un sorriso che non ha prezzo.
“Oddio e le caramelle senza glutine per i bambini? Nicola corri!” L’amore infinito.
L’emozione cresce. Una matita blu per occhi, qualche brillantino e una parrucca: la tua coperta di Linus. Ti proteggeranno, ti nasconderai dietro loro per non soffrire.
“Sono giù, ti aspetto”. Due occhi dolci e un sorriso. Via, si parte.
Chiacchiere infinite, risate. Ma il pensiero non si stacca dal timore di cosa troverai.
“Ci fermiamo al bar. E’ l’ultima struttura funzionante prima di arrivare”. E cominci a sentire freddo, nonostante il sole sia alto e il termometro dica che è primavera inoltrata.
E si arriva al campo. Un formicaio. Di formichine sorridenti. Tutte impegnate a lavorare in condizione improbabile. Sorrisi, strette di mano, occhi sereni, energia pura e buona nell’aria.
Un volontario che scherza con uno dei tanti cani visti in giro. Ti guardi intorno, sembrano le cucine di una festa di paese. Ma qui la festa non c’è. Solo tanto dolore. Sorrisi di chi, nonostante tutto, vuole farcela. Volontari, angeli che scaldano le anime, che dedicano le loro forze per sostenere chi vacilla, che rinunciano al sonno per supportare una madre, che scherzano con i piccini e che consolano chi ha bisogno.
“Per te c’è questo, è buono sai?”. E ti trovi a pensare che quella coscia di pollo anche se cotta nell’acciaio non può farti male, è piena di amore, come la tortina senza glutine con le gocce di cioccolata che la volontaria ti passa con gli occhi pieni di amore “prendila subito, che poi magari finiscono”.
Fermarsi a parlare con un cuoco: “ma questi hamburger sono senza glutine? mi potresti spiegare le regole?” Parlare per non pensare.
Vedere la mensa riempirsi di persone. No, non è una sagra, è l’unico posto dove possono avere un pasto caldo. Ritrovarsi. Vivere un paese che adesso non c’è più.
E poi arrivano loro, due piccole principesse. Occhi spalancati di fronte ad una maga. Rincorrersi con lei, fare le bolle immaginarie più grandi del mondo, fino a riempire la mensa. Una Maga trasportata nel loro mondo di sogno, un mondo che tutti i bambini prima o poi si costruiscono e in cui a te piace sempre abitare. Ma questa volta ha un sapore diverso. Un po’ amaro, anche se con i sorrisi delle bimbe tutto sembra normale. “Maga, questa caramella è buonissima, gusta di arcobaleno!”.
E pensi a quanto sia bello essere un bambino e a quanto sia difficile essere genitore, dover salvaguardare la semplice e serena ingenuità dei piccini. Il loro potersi adattare alle situazioni. E mentre corri nella sala mensa per giocare con le due farfalle cogli i sorrisi di chi sta mangiando. Sorridono, come le bimbe. Che hanno occhi felici, pieni di futuro. Quelli degli adulti sono carichi di passato e con un grande vuoto su quello che accadrà.
E poi arrivano persone che vedi in tv. Anche loro anime belle, che si fermano a parlare, ad aiutare come possono, per poter dare risalto ad una realtà che è ancora complessa. Difficile. Oramai passata di moda e dimenticata. E che con loro forse tornerà a far pensare. Perché il silenzio non è una soluzione. Le parole aiutano. Le parole fanno conoscere. E la conoscenza può essere divulgata in mille modi. Con una telecamera, con una parrucca blu o anche con un post su FB.
Non dimentichiamoli.
Tutti noi abbiamo bisogno di non essere dimenticati.
E di vivere emozioni grandi e trascinanti come quelle di ieri.
Grazie DSE, grazie volontari, grazie abitanti di Amatrice. Grazie Dejanira e grazie Elettra. E’ grazie a voi se ieri sono riuscita a sorridere.
Ci vediamo presto, promessa di Maga Merletta.
IMG_0303.JPGIMG_0308.JPGIMG_0312.JPGIMG_0343.JPGIMG_0348.JPG
“Ho bisogno di un cappellino, Agnese corri!”. Colla, plastica, velluto, carta. Arte ed amicizia che si incontrano. Un sorriso che non ha prezzo.
“Oddio e le caramelle senza glutine per i bambini? Nicola corri!” L’amore infinito.
L’emozione cresce. Una matita blu per occhi, qualche brillantino e una parrucca: la tua coperta di Linus. Ti proteggeranno, ti nasconderai dietro loro per non soffrire.
“Sono giù, ti aspetto”. Due occhi dolci e un sorriso. Via, si parte.
Chiacchiere infinite, risate. Ma il pensiero non si stacca dal timore di cosa troverai.
“Ci fermiamo al bar. E’ l’ultima struttura funzionante prima di arrivare”. E cominci a sentire freddo, nonostante il sole sia alto e il termometro dica che è primavera inoltrata.
E si arriva al campo. Un formicaio. Di formichine sorridenti. Tutte impegnate a lavorare in condizione improbabile. Sorrisi, strette di mano, occhi sereni, energia pura e buona nell’aria.
Un volontario che scherza con uno dei tanti cani visti in giro. Ti guardi intorno, sembrano le cucine di una festa di paese. Ma qui la festa non c’è. Solo tanto dolore. Sorrisi di chi, nonostante tutto, vuole farcela. Volontari, angeli che scaldano le anime, che dedicano le loro forze per sostenere chi vacilla, che rinunciano al sonno per supportare una madre, che scherzano con i piccini e che consolano chi ha bisogno.
“Per te c’è questo, è buono sai?”. E ti trovi a pensare che quella coscia di pollo anche se cotta nell’acciaio non può farti male, è piena di amore, come la tortina senza glutine con le gocce di cioccolata che la volontaria ti passa con gli occhi pieni di amore “prendila subito, che poi magari finiscono”.
Fermarsi a parlare con un cuoco: “ma questi hamburger sono senza glutine? mi potresti spiegare le regole?” Parlare per non pensare.
Vedere la mensa riempirsi di persone. No, non è una sagra, è l’unico posto dove possono avere un pasto caldo. Ritrovarsi. Vivere un paese che adesso non c’è più.
E poi arrivano loro, due piccole principesse. Occhi spalancati di fronte ad una maga. Rincorrersi con lei, fare le bolle immaginarie più grandi del mondo, fino a riempire la mensa. Una Maga trasportata nel loro mondo di sogno, un mondo che tutti i bambini prima o poi si costruiscono e in cui a te piace sempre abitare. Ma questa volta ha un sapore diverso. Un po’ amaro, anche se con i sorrisi delle bimbe tutto sembra normale. “Maga, questa caramella è buonissima, gusta di arcobaleno!”.
E pensi a quanto sia bello essere un bambino e a quanto sia difficile essere genitore, dover salvaguardare la semplice e serena ingenuità dei piccini. Il loro potersi adattare alle situazioni. E mentre corri nella sala mensa per giocare con le due farfalle cogli i sorrisi di chi sta mangiando. Sorridono, come le bimbe. Che hanno occhi felici, pieni di futuro. Quelli degli adulti sono carichi di passato e con un grande vuoto su quello che accadrà.
E poi arrivano persone che vedi in tv. Anche loro anime belle, che si fermano a parlare, ad aiutare come possono, per poter dare risalto ad una realtà che è ancora complessa. Difficile. Oramai passata di moda e dimenticata. E che con loro forse tornerà a far pensare. Perché il silenzio non è una soluzione. Le parole aiutano. Le parole fanno conoscere. E la conoscenza può essere divulgata in mille modi. Con una telecamera, con una parrucca blu o anche con un post su FB.
Non dimentichiamoli.
Tutti noi abbiamo bisogno di non essere dimenticati.
E di vivere emozioni grandi e trascinanti come quelle di ieri.
Grazie DSE, grazie volontari, grazie abitanti di Amatrice. Grazie Dejanira e grazie Elettra. E’ grazie a voi se ieri sono riuscita a sorridere.
Ci vediamo presto, promessa di Maga Merletta.
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