San Martino
La nebbia agli irti colli
piovigginando sale,
e sotto il maestrale
urla e biancheggia il mar;
ma per le vie del borgo
dal ribollir de' tini
va l'aspro odor dei vini
l'anime a rallegrar.
Gira su' ceppi accesi
lo spiedo scoppiettando.
Sta il cacciator fischiando
su l'uscio a rimirar
tra le rossastre nubi
stormi d'uccelli neri,
com'esuli pensieri,
nel vespero migrar.
(Giosuè Carducci)
La nebbia agli irti colli
piovigginando sale,
e sotto il maestrale
urla e biancheggia il mar;
ma per le vie del borgo
dal ribollir de' tini
va l'aspro odor dei vini
l'anime a rallegrar.
Gira su' ceppi accesi
lo spiedo scoppiettando.
Sta il cacciator fischiando
su l'uscio a rimirar
tra le rossastre nubi
stormi d'uccelli neri,
com'esuli pensieri,
nel vespero migrar.
(Giosuè Carducci)
Con buona pace di chi dice che alle scuole elementari, pardon, primarie, non si studiano più le poesie a memoria, ieri ho passato mezz'ora ad ascoltare mia figlia dire e ridire questi versi, finché anche le virgole non sono andate a posto.
Una quartina dopo l'altra, ho pensato innanzitutto che, dopo più di trent'anni, la so ancora tutta a memoria, virgole comprese.
Poi, che non me la ricordavo così bella; anzi, non me la ricordavo bella per niente, ed invece ha la vivacità e l'immediatezza cinematografica che in altri poeti amo tanto. Quindi ho (parzialmente) fatto pace con Carducci.
Mi è infine venuto in mente che, quando l'avevamo commentata con la prof. delle medie, eravamo tutti più o meno concordi nel ritenere quegli "uccelli neri" tristi. Una mia compagna, però, che aveva l'occhio dell'artista, disse: "Magari sono rondini". E, nella mia testa, di colpo quei lugubri uccelli neri si trasformarono nei messaggeri della primavera.
Vi auguro un capovolgimento analogo, oggi: che qualcosa di non bello, visto da un altro punto di vista, acquisti una nuova luce, e vi regali un sorriso ed una speranza.
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