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  • Favette dei morti

    1.jpg La mia trasmissione di domani su RAI RADIO1 FriuliVenezia Giulia sarà sulle tipiche fave dei morti

    Le Fave dei morti

    Le fave sono piccoli dolcetti colorati e profumati a base di mandorle, delle dimensioni di una ciliegia, che nei tradizionali sacchettini trasparenti compaiono nelle nostre pasticcerie verso la fine di ottobre a ridosso della festa di Ognissanti. Il loro nome ha origine dalla pianta leguminosa, simile a un grande pisello, che Romani e Greci, ma non solo, solevano associare al culto dei morti e che distribuivano in occasione dei funerali. Questi dolcetti non sono una specialità triestina, anche se molti lo credono: molte regioni d’Italia infatti si contendono una ricetta di fave dei morti e nell’Italia centrale talvolta assumono anche la forma di biscottini, che si confondono con altri dolcetti detti “ossa da morto”. Anche Pellegrino Artusi, nel suo "La scienza in cucina e l'arte di mangiar bene", ne riporta una ricetta e scrive «Queste pastine sogliono farsi per la commemorazione dei morti e tengono luogo della fava baggiana, ossia d'orto, che si usa in questa occasione cotta nell'acqua coll'osso di prosciutto. Tale usanza deve avere la sua radice nell'antichità più remota poiché la fava si offriva alle Parche, a Plutone e a Proserpina ed era celebre per le cerimonie superstiziose nelle quali si usava.”
    Le ricette per realizzarle sono numerose e differenti: quello che è certo è che le favette locali sono realizzate con sole mandorle a differenza della versione veneziana, ad esempio, che ha anche i pinoli nell’impasto.
    Per realizzarle macinate finemente 500 g di mandorle intere, sbucciate e leggermente tostate, unite 500 g di zucchero, due uova e un cucchiaio di alcool puro e impastate velocemente. Dividete l’impasto in tre parti e al primo impasto aggiungete due gocce di maraschino, al secondo due gocce di essenza di rosa, al terzo un po’ di cacao. Sul piano di lavoro cosparso di zucchero stendete la pasta formando dei lunghi rotoli da cui si ricavano delle palline grandi come nocelle. Allineate le palline su una teglia con cartaforno e infornate a 160 gradi per 5 minuti. Cuocetele senza far prendere loro colore: sono pronte quando si forma in superficie una crosticina. Per avere un giusto bilanciamento di colore, secondo il vecchio proprietario della Pasticceria La Bomboniera di Trieste, la proporzione è quattro fave bianche, tre rosa e due di cioccolato. Se invece le acquistate già pronte guardate attentamente come si presentano e tastate il sacchettino per verificare la consistenza: le favette devono essere profumate, friabili, ma non dure.

  • #2
    Grazie!!!
    Leggo sempre con interesse... scopro e apprendo sempre cose nuove
    Federica
    "La vita si ascolta, così come si ascolta il mare... Le onde montano, crescono, cambiano le cose. Poi, tutto torna come prima ma non è più la stessa cosa." (Oceano mare - A. Baricco)

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    • #3
      Quando Rita_50 chiedeva consigli su Trieste, le fave dei morti alla rosa sono state la prima cosa che mi è tornata alla mente!
      Così buone e delicate non le ho mai più mangiate, non ricordo nemmeno dove le avessi comprate ma avevo speso uno sproposito
      Isabella
      "per l'oca, citofonare Archicuoca!" (Annette)

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      • #4
        Che nostalgia....quel sacchettino con le favette dai colori delicati me lo ricordo ancora! Mi ricordo che le mie zie, originarie di Trieste ma residenti a Milano dai tempi della seconda guerra, ogni volta che tornavano nella loro città (abbiamo la tomba di famiglia a Trieste) mi portavano qualcosa proprio dalla pasticceria La Bomboniera. Fave dei morti in questo periodo, pinze e presnitz a Pasqua. Quel sacchettino con le favette dai colori delicati me le ricordo ancora.

        Da quando ho preso il tuo libro (moolto interessante!,) mi sono ripromessa di riprovare a farle a casa ma non ho ancora avuto l'occasione.

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        • #5
          C'è una pasticceria adesso che le fa anche allo zenzero e alla cannella
          il colore è chiaro per lo zenzero
          scuro per la cannella
          http://www.flickr.com/photos/pierovis-ciada/

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