Marchino mi ha fatto riflettere sul perché, pur amandole, pur avendone lette a centinaia, pur avendo sperimentato diverse forme di scrittura, non ho mai provato a scrivere poesie.
La risposta credo sia: perché sono una perfezionista.
Amo della poesia la sua sintesi, e l'avere tutte le parole, le sillabe, i suoni necessari al posto giusto. Non penso di essere in grado di scriverne una che vorrei leggere. Tutto qui.
Però: "sono una perfezionista" non è più tanto vero.
"Ero una perfezionista" è più corretto.
Resto una persona precisa, soprattutto in certi ambiti, ma ho scoperto che nell'imperfezione c'è più bellezza, o quanto meno c'è un tipo di bellezza che mi affascina e mi soddisfa di più in questo momento.
Prendo quindi in prestito le parole di Valerio Magrelli, che ovviamente non avrei saputo scrivere , ma che sottoscrivo una per una.
Amo i gesti imprecisi,
uno che inciampa, l’altro
che fa urtare il bicchiere,
quello che non ricorda,
chi è distratto, la sentinella
che non sa arrestare il battito
breve delle palpebre,
mi stanno a cuore
perché vedo in loro il tremore,
il tintinnio familiare
del meccanismo rotto.
L’oggetto intatto tace, non ha voce
ma solo movimento. Qui invece
ha ceduto il congegno,
il gioco delle parti,
un pezzo si separa,
si annuncia.
Dentro qualcosa balla.
La risposta credo sia: perché sono una perfezionista.
Amo della poesia la sua sintesi, e l'avere tutte le parole, le sillabe, i suoni necessari al posto giusto. Non penso di essere in grado di scriverne una che vorrei leggere. Tutto qui.
Però: "sono una perfezionista" non è più tanto vero.
"Ero una perfezionista" è più corretto.
Resto una persona precisa, soprattutto in certi ambiti, ma ho scoperto che nell'imperfezione c'è più bellezza, o quanto meno c'è un tipo di bellezza che mi affascina e mi soddisfa di più in questo momento.
Prendo quindi in prestito le parole di Valerio Magrelli, che ovviamente non avrei saputo scrivere , ma che sottoscrivo una per una.
Amo i gesti imprecisi,
uno che inciampa, l’altro
che fa urtare il bicchiere,
quello che non ricorda,
chi è distratto, la sentinella
che non sa arrestare il battito
breve delle palpebre,
mi stanno a cuore
perché vedo in loro il tremore,
il tintinnio familiare
del meccanismo rotto.
L’oggetto intatto tace, non ha voce
ma solo movimento. Qui invece
ha ceduto il congegno,
il gioco delle parti,
un pezzo si separa,
si annuncia.
Dentro qualcosa balla.
Commenta