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  • Memorie dalla Malesia

    Qui oggi piove, la mia metà è di nuovo in Afganistan e io devo distrarmi in qualche modo. Quindi vi racconto un po' di cosa ho mangiato durante il mio ultimo viaggio in Malesia.

    La cucina malese è il risultato di secoli di contaminazioni tra cultura cinese, indiana ed europea.
    Questo apre un panorama culinario molto vasto che spazia parecchio ma con dei punti fermi, come ad esempio il piccante del peperoncino.


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    Con il peperoncino secco e tritato si fa il SAMBAL, una salsa piccantissima, onnipresente sulle tavole malesi, che serve per i noodles e il riso.
    C’è anche il REMPAH, sempre a base di peperoncino, che unito alla pasta d’aglio, serve per fare i vari curry di pesce o carne o anche vegetariani, come questo.

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    Tra le erbe maggiormente usate c’è sicuramente il coriandolo, le foglie di curry, il lemongrass.
    Il lemongrass fresco è una cosa splendida (sono quei bastoncini che escono dal mio tom yam), profuma di limone e citronella e da un senso di freschezza infinito a tutte le zuppe.

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    Quelli dietro sono due frullati di dragon fruit.
    Ecco com’è la polpa del frutto che determina il colore allucinante.

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    Viene fatto largo uso anche di pasta di gamberetti secchi, così come di pesce secco in genere e il reparto pesce secco nei mercati è davvero immenso ( e non vi dico l’odore…).

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    Insieme alla salsa di soia, introdotta dai cinesi, viene molto usata anche la salsa di ostriche, oltre all’ottimo latte di cocco che è spesso presente nelle minestre non solo per il sapore caratteristico ma anche per la consistenza cremosa.

    Tra i piatti simbolo della Malesia c’è sicuramente il NASI LEMAK, del riso cotto al vapore con acciughe secche, latte di cocco (o acqua di cocco) , sambal e arachidi.

    ...continua...
    Federica

  • #2
    Altro cibo tradizionale è il riso servito sulle foglie di banana, che in versione da strada, si presenta come un fagottino.

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    Sempre cotto in foglie di banano, questo tortino di pesce davvero gustoso, e la salsetta rossa che sta dietro è il diabolico sambal!!

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    Per quanto riguarda le verdure, abbiamo mangiato spesso i MIDIN, i germogli di una felce selvatica della jungla che ricordano, come sapore, gli asparagi.
    crudi al mercato

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    cotti

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    E anche i KANGKONG, una specie di spinaci d’acqua, saltati con taaaanto aglio .

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    ...continua...
    Federica

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    • #3
      bellissimo, adesso vado piano e mi assaporo ogni foto per benino.

      Le domande te le faccio dopo !
      Manuela

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      • #4
        Questi reportage da terre lontane sono un regalo davvero graditissimo. Grazie di cuore!
        Patrizia

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        • #5
          che fatica però, sto impiegando un secolo per caricare

          comunque, dicevo, si mangia anche moltissimo pesce ( il mar cinese meridionale è ritenuto molto pescoso) e fatto quasi sempre alla griglia.
          Ma quello che abbiamo preferito è comunque quello vivo che nuotava con noi durante le immersioni a Sipadan

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          questa tartaruga era lunga quasi quanto me ed è stata un'emozione unica nuotarci vicino per quasi 10 minuti!

          Gli Iban (i famigerati tagliatori di teste) usano spesso il bambu per cucinare: ottimo lo sticky rice, il pollo, l’okra e delle melanzanine saporitissime.
          Abbiamo vissuto con loro alcuni giorni durante un trekking nella foresta e qui, le nostre guide Iban ci hanno preparato pranzo lungo il fiume Batang.
          Accendono un fuoco bello vivo, riempiono i bambu e mettono aulla fiamma

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          Ci hanno cotto anche delle verdure, fagiolini a pezzi, ocra e melanzanine

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          Questo è lo stiky rice, per mangiarlo basta rollare il tronchetto tra le mani e srotolarlo et voilà, si ottiene il cilindretto pronto.

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          Ed ecco il mio piattino

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          ...continua...
          Federica

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          • #6
            Interessante servizio!!!! Splendide le foto!! Grazie veramente

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            • #7
              mamma mia che bellezza questo réportage!! Posso invidiarti, benevolmente, un pochino?
              http://lagallinavintage-giuliana.blogspot.com/

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              • #8
                Le melanzane sono una coltivazione importante per gli Iban, le cucinano in tutti i modi,e grazie al clima, le hanno disponibili sempre.
                A confermare il legame di questo popolo con le melanzane, anche la scelta, per secoli, di tatuarsi il fiore di melanzana al raggiungimento dell’età adulta.

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                Io l'età adulta l'ho raggiunta da un po', quindi mi sa che il mio prossimo tatuaggio sarà questo



                Sovrana incontrastata della cucina malese, però, è la frutta. Incredibile per varietà dolcezza e profumi.
                Durante il mio viaggio era periodo di DURIAN, che o si adora o si odia per il caratteristico odore forte e sgradevole (è vietato portarlo negli hotel o nella metro) dolce al limite del possibile.

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                Dentro una spessa corazza spinosa c’è la parte commestibile, quella specie di massa molle e maleodorante ma con un gusto paradisiaco.
                Noi ce lo siamo fatto scegliere e aprire dalla signora che li vendeva lungo la strada.

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                Ma anche periodo di RAMBUTAN e LONGAN, molto simili tra loro (la polpa ricorda , come gusto e consistenza, i lichees) dolcissimi e succosi.

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                Oltre a questi, tutto l’anno ci sono le papaie (che vengono vendute a spicchi lungo le strade) la guava (usata per le spremute) e ananas.



                Come bevande, oltre alla Tiger, birra locale decisamente buona, ci sono tutta una serie infinita di succhi e spremute fresche.
                Altra bevanda strana è l’EE BEE CHUI

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                orzo bollito con zucchero grezzo che mi ha fatto assaggiare il tassista che ci ha portato in un “ristorante” dove è solito portare la famiglia il sabato a pranzo: si è rivelata un’esperienza davvero divertente.


                ...continua...
                Federica

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                • #9
                  ecco qui il ristorante del nostro amico tassista (nipote di indiani del sud emigrati qui decenni)

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                  e la cucina

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                  il nostro tavolo (ovviamente non c'è menu ma una cosa sola e si deve solo dire se si vuole carne o veg), da bere tea verde o birra. stop.

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                  ...continua...
                  Federica

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                  • #10
                    Il riso è davvero profumatissimo, in tutte le varietà che ci è capitato di assaggiare.

                    Il RISO BARIO è un presidio Slow.
                    Ha un chicco bianchissimo, piccolo, fine fine e opaco; è cucinato sempre al vapore ma assume aromi diversi a seconda delle erbe che bollono nell’acqua.
                    Si tratta di una specie che cresce sugli altipiani interni del Borneo, a più di 1000 metri di altitudine, coltivata solo dalla tribu dei kelabit. Purtroppo, si tratta di coltivazioni poco redditizie in rapporto ad altre, oltre che molto faticose da mantenere perché poste su terrazzamenti.
                    Questo fa si che sia a rischio la sua esistenza.

                    La semina è a luglio, la raccolta a anno nuovo, l’impianto di allagamento dei terrazzamenti è fatto con canne di bambu, non è previsto alcun uso di prodotti chimici e il contadini si servono dei bufali per il lavoro.
                    Insomma un vero prodotto di nicchia che conserva decenni di storia di un popolo.


                    Nel Borneo esiste un altro presidio Slow Food, quello del Pepe Nero di Rimbas.

                    Viene coltivato nella regione del Sarawak, dal popolo Iban, da almeno 200 anni.
                    Anche questa è una coltura a rischio perché poco redditizia e molto impegnativa : ecco perché il progetto Terra Madre sta cercando di salvarla.

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                    Le piante del pepe devono essere coltivate su un terreno in pendenza per permettere il drenaggio del substrato ed impedisce i ristagni durante la stagione delle piogge.
                    La struttura della pianta è poco solida, quindi viene sostenuta da pali di un certo tipo di legno che gli Iban trovavano nella foresta e che sceglievano per la caratteristica fibra resistente.
                    La foresta non esiste quasi più, quindi è necessario ricorrere a pali comprati che hanno, per loro, costi elevatissimi.
                    Dopo qualche anno la pianta comincia a produrre i grappoli con i bellissimi chicchi che, nel periodo giusto, vengono raccolti e sottoposti ad un trattamento che prevede essicazione per il nero e bagni in acqua ed successiva essicazione per il bianco.

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                    La pianta, però, è la stessa, la bacca cambia a seconda del trattamento.
                    Terminato ciò, un separatore meccanico seleziona le bacche in base al calibro .

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                    Ovviamente questa è una fattoria a conduzione familiare, e si possono comprare sacchettini di pepe direttamente da loro.
                    Si tratta di piccole realtà destinate a sparire nonostante lo sforzo che alcune agenzie locali cerchino di aiutare con un po' di turismo sostenibile.

                    Purtroppo, la coltivazione degli alberi della gomma, ma soprattutto delle palme da olio sta prendendo il sopravvento perché la resa economica è molto superiore e il lavoro limitato.

                    Vedere distese sconfinate di palme al posto di quella che fino a 20 anni fa era una delle foreste più antiche del pianeta o le enormi aree diboscate quando si sorvola il Sabah, è una cosa che fa davvero male.
                    E' il motivo che ci ha fatti tornare a casa un po' delusi: siamo partiti con mille aspettative, credendo di andare nella foresta di Sandokan, e invece di foresta ne è rimasta davvero poco e solo in aree protette.


                    ...
                    Federica

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                    • #11
                      ...io continuo, se volete, di cose strane, divertenti, e mangerecce ne ho ancora ...
                      Federica

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                      • #12
                        Che splendido reportage!! Grazie cara, così posso viaggiare un po' anch'io con la fantasia
                        "...nella vita non è importante per quanto tempo saremo insieme, quello che succederà in futuro, i progetti che non potremo condividere.. l'importante è esserci incontrati.. è questo l'importante"
                        Il mio blog: Tentazioni di gusto

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                        • #13
                          questo è il famigerato frutto della palma da olio

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                          molto usato anche dalle industrie alimentari occidentali come surrogato di olio d'oliva e, emulsionato, anche come sostituto di burro perché ha costi nettamente minori.


                          I mercati restano uno degli aspetti più interessanti dei vari paesi.
                          E in Asia, i mercati sono davvero un'esperienza da fare

                          Qui oltre a diverse varietà di banane vendevano anche il fiore

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                          come si usa non lo so.
                          purtoppo l'handicap della lingua c'è: senza interprete, specie nei piccoli villaggi dell'interno dove parlano solo malese, è impossibile capirci e le mie mille domande sono rimaste senza risposta.

                          Montagne di ginger freschissimo e molto molto profumato

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                          verdure aliene

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                          La popolazione è a maggioranza musulmana, quindi tanto, tantissimo pollo.
                          Il maiale, invece si mangia spesso presso l'altra consistente comunità presente, quella cinese.
                          Qui zampini e frataglie

                          101_2007.jpg

                          ...
                          Federica

                          Commenta


                          • #14
                            Mamma mia che bello, Federica! Continua, continua...ti prego

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                            • #15
                              sempre ai mercati ( ne avrò visti una dozzina )
                              mangostani in primo piano e rambutan dietro

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                              Queste specie di perine erano deliziose: l'interprete ce le ha tradotte come meline d'acqua.
                              Sono molto succose e hanno un trosolo piccinissimo. Sono delicate al punto che i contadini devono infagottarle mentre sono sull'albero altrimenti il sole o la pioggia rovinano la buccia.

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                              Contenitori alternativi per cucinare

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                              in un mercato al confine con il Kalimatan bbiamo visto vendere il pitone a pezzi.
                              Ovviamente, siccome è vietata la vendita perché specie a rischio estinzione, la signora che ha visto la mia fotocamera ha comnciato a strillare e o ho dovuto riporla
                              Ve lo posso raccontare, però: era di almeno 15 cm di diamentro, a tocchi di 30/40 cm ed era già a pezzi.

                              Ve ne posso mostrare però uno vivo, magnifico, appena fuori dal lodge dove dormivo.
                              Sarà stato lungo 4 metri, di un colore cangiante tra il verdone e il blu, lucidissimo e maestoso.
                              E' stato allontanato di qualche metro e via andare. In fondo, lui era a casa sua e noi gli intrusi visto che eravamo nella jungla.

                              ...
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                              Federica

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