</font><blockquote>cita:</font><hr />Inviato da: silvana:
</font>[/QUOTE]Allora l'agresto è quel piccolo grappolino di uva sopra a quello grande che magari prende già colore, che rimane verde, non matura.
In genere veniva tolto anche in estate proprio perché non finisse insieme all'uva bella e matura, qualcuno però lo lasciava e lo coglieva molto dopo la vendemmia,magari 3 4 settimane cioè quando anche lu era maturo e da qui un'altra piccola vendemmia chiamata vendemmia di S.Martino.
Mio marito dice che è una tecina antichissima, che lui ha sempre visto fare, ma che fanno ancora anche in TOSCANA.
Io non sà se sono stata chiara perché di queste cose non ne capisco nulla, se c'è qualcosa che non capisci chiedi. [img]graemlins/E20.gif[/img] [/QB][/QUOTE]
Mi sono informata dalla Luisa (mia mamma n.d.r.) e questo è ciò che ho imparato.
Da noi non si chiama con quel nome, però una volta spiegato alla Luisa cosa si intende in Toscana per agresto allora mi ha spiegato quanto segue:
La pianta della vite dopo la fioritura, comincia a formare i grappoli ma, può succedere che avvenga una seconda fioritura, un po' di tempo dopo, e questa seconda fioritura darà origine a QUEI grappolini: dico grappoliNI perché difficilmente diventeranno grandi, non nè avranno tempo e forza. Dalle nostre parti venivano chiamati MARTINI perché riuscivano (non sempre) a maturare solo per S.Martino (11 o 12 novembre): ecco perché erano verdi durante la vendemmia.
Nessuno qui li raccoglieva, anzi, mio padre diceva di stare bene attenti a NON coglierli quando si coglieva l'uva matura per farci il vino, altrimenti avrebbero reso "brusco" (aspro) tutto il vino.
C'erano poi delle persone che, per S.Martino, vedendoli maturi, li andavano a "spigolare" (dal dialetto=raccogliere qua e là ) e ne facevano vino.
Più facilmente però succedeva che quei grappolini
si raccoglievano subito dopo la vendemmia e, come diceva Enzo, venivano pigiati, fatti fermentare e il ricavato serviva per rabboccare la botte dell'aceto, con la madre dentro, appunto. Quel liquido è talmente aspro che è perfetto perché "lega" (allappa) talmente tanto che incentivano l'aceto a mantenersi buono e acido.
Mio padre, che non aveva il tempo di andare a spigolare quei grappolini verdi, usava le vinacce già spremute/pressate per farci il vino e le ri-pressava ottenendo "la torchiatura di 2° scelta" ed era quella che lui utilizzava per rabboccare l'aceto nella botte con la madre.
Ecco qua. Spero sia chiaro.
</font>[/QUOTE]Allora l'agresto è quel piccolo grappolino di uva sopra a quello grande che magari prende già colore, che rimane verde, non matura.
In genere veniva tolto anche in estate proprio perché non finisse insieme all'uva bella e matura, qualcuno però lo lasciava e lo coglieva molto dopo la vendemmia,magari 3 4 settimane cioè quando anche lu era maturo e da qui un'altra piccola vendemmia chiamata vendemmia di S.Martino.
Mio marito dice che è una tecina antichissima, che lui ha sempre visto fare, ma che fanno ancora anche in TOSCANA.
Io non sà se sono stata chiara perché di queste cose non ne capisco nulla, se c'è qualcosa che non capisci chiedi. [img]graemlins/E20.gif[/img] [/QB][/QUOTE]
Mi sono informata dalla Luisa (mia mamma n.d.r.) e questo è ciò che ho imparato.
Da noi non si chiama con quel nome, però una volta spiegato alla Luisa cosa si intende in Toscana per agresto allora mi ha spiegato quanto segue:
La pianta della vite dopo la fioritura, comincia a formare i grappoli ma, può succedere che avvenga una seconda fioritura, un po' di tempo dopo, e questa seconda fioritura darà origine a QUEI grappolini: dico grappoliNI perché difficilmente diventeranno grandi, non nè avranno tempo e forza. Dalle nostre parti venivano chiamati MARTINI perché riuscivano (non sempre) a maturare solo per S.Martino (11 o 12 novembre): ecco perché erano verdi durante la vendemmia.
Nessuno qui li raccoglieva, anzi, mio padre diceva di stare bene attenti a NON coglierli quando si coglieva l'uva matura per farci il vino, altrimenti avrebbero reso "brusco" (aspro) tutto il vino.
C'erano poi delle persone che, per S.Martino, vedendoli maturi, li andavano a "spigolare" (dal dialetto=raccogliere qua e là ) e ne facevano vino.
Più facilmente però succedeva che quei grappolini
si raccoglievano subito dopo la vendemmia e, come diceva Enzo, venivano pigiati, fatti fermentare e il ricavato serviva per rabboccare la botte dell'aceto, con la madre dentro, appunto. Quel liquido è talmente aspro che è perfetto perché "lega" (allappa) talmente tanto che incentivano l'aceto a mantenersi buono e acido.
Mio padre, che non aveva il tempo di andare a spigolare quei grappolini verdi, usava le vinacce già spremute/pressate per farci il vino e le ri-pressava ottenendo "la torchiatura di 2° scelta" ed era quella che lui utilizzava per rabboccare l'aceto nella botte con la madre.
Ecco qua. Spero sia chiaro.
Commenta