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  • Corso fotografico - parte seconda- La composizione dell'immagine

    Regole generali di composizione, ovvero non è bello quel che è bello....


    Anche le foto ravvicinate vanno composte. Ho fatto un bel dolce. Lo voglio far vedere ai miei amici coqui. Prendo la macchinetta, mi ci metto davanti, scatto. Probabilmente sono in cucina e quindi ci sarà la luce della lampada. Probabilmente me lo sono messo sul tavolo per averlo di fronte alla finestra, o magari sul balcone. Magari sotto il dolce bellissimo c'è l'incerato a quadretti coi funghi stampati, che uso quando so che devo imbrattare. Magari era pure un po" buio e mi è scattato il flash. Magari ho ripreso il dolce dall'alto e si vede solo il sopra.Va bene. Va tutto bene. Noi vedremo di sicuro il dolce e ci piacerà pure. La soddisfazione è il dolce e non la foto. Se però di soddisfazioni ne vogliamo due, bisogna anche pensare alla foto. Una bella foto fa apprezzare anche il dolce.
    Ovviamente ci sono dei punti fermi che bisogna sapere per comporre bene un'immagine. Qualche fortunato ce li ha dentro, magari senza saperlo, e li usa spontaneamente, ma altrimenti basta un po" di esercizio. Tutto quello che si può dire vale per le foto macro, per le foto di cibo, ma anche per le foto di altro genere.

    Una regola fondamentale è la regola dei terzi.
    Immaginate di dividere la vostra immagine con tre linee verticali e tre linee orizzontali. Il soggetto deve essere posizionato su una di queste linee. Così (uso le mie foto per spiegarvi perché le conosco meglio e faccio prima):



    In questa immagine la donna in sari si trova lungo la prima linea verticale. Per quale motivo non saprei spiegare, ma l'occhio cade lì e la composizione acquista subito un certo interesse. Se avessi messo la donna al centro, la foto sarebbe banale, priva di interesse. Lo stesso va detto per le foto verticali. E' esattamente lo stesso. Ovviamente le regole non vanno rispettate sempre e comunque. In alcuni casi il soggetto al centro è la soluzione vincente. Ma provate a fotografare un orizzonte e metterlo al centro della foto. Se non c'è un più che valido motivo (ad esempio un riflesso così simmetrico da far sembrare l'immagine allo specchio), la foto non funzionerà .

    Una seconda regola dipende dal funzionamento del nostro cervello di occidentali abituati a leggere da sinistra a destra. Così leggeremo anche le immagini. Per prima cosa vedremo quello che c'è in alto a sinistra e poi la scorreremo fino in fondo. Se volete che il soggetto sia visto subito, mettetelo in alto a sinistra (all'incrocio delle due prime linee, verticale e orizzontale, della regola dei terzi). Se volete che l'occhio scorra tuta la foto prima e che scopra il soggetto piano piano, mettetelo in basso a destra.

    Ancora, cercate le linee e le geometrie. Una strada, un ramo, un utensile, composti in direzione del soggetto, portano l'occhio dentro la foto e lo conducono fino a quello che volete mostrare.

    Archi, rami, o qualsiasi altra cosa posta ai bordi della foto, può diventare una cornice intorno al soggetto. La cornice deve armonizzarsi, essere coerente, altrimenti finirà per diventare il soggetto principale e togliere l'attenzione dal soggetto vero invece che attirarcela.

    Anche con la luce si può creare una prospettiva che attira l'occhio al soggetto. Un esempio è la vignettatura, che, quando è accentuata, scurisce i bordi e fa risaltare il soggetto più chiaro.

    Importantissimo! Quando si fotografa bisogna cercare di eliminare gli elementi di disturbo o di distrazione. L'incerato a quadretti con i funghi stampati, confonde i colori e i disegni della torta. LEVATELOOOOOO!!! E così pure i piatti che si sono accumulati dietro per tutto il lavoro fatto! Aspettate un attimo, pulite PRIMA di scattare, non dopo!

    E provate angoli nuovi. In piedi, da dove vi trovate, può non essere l'ideale. Provate dal basso, a pari altezza, appena sopra. Sfruttate la luce per dare volume alle forme. Un piatto fotografato dall'alto non ha volume, è come un bel disegno, ma un disegno non si mangia. Invece il vostro piatto deve essere appetitoso, deve far venire voglia di mangiarlo, deve dire "allunga la mano e mi potrai toccare". E per carità : non usate il flash!!!!!!!
    Luisa, il bradipo disadattato
    Il mio blog: http://vicinoelontano.blogspot.com/
    Le mie foto su Flickr:http://www.flickr.com/photos/luisapuccini/

  • #2
    La Macro ovvero "E non mi stare appiccicato!!!!"

    Per fare una macro bisogna azionare il pulsantino, girare la rotellina, scegliere dal menù quel fiorellino che a me sembra un tulipano ma che forse non lo è. Quando lo fate, la macchina compatta o ad obiettivo fisso vi permette di mettere a fuoco da vicino. Quindi una macro è una foto ravvicinata? Sì e no.... Certe reflex fanno le macro da lontano, l'obiettivo cui faccio la corte mette a fuoco a 25 cm, ma è macro. Per macro bisogna intendere le foto che hanno un rapporto di ingrandimento del soggetto di almeno 1:1, fino alle foto altamente tecniche fatte al microscopio. Le compatte non credo che ci arrivino, se non forse le più costose ed evolute. Le reflex hanno obiettivi speciali, molto ma molto costosi. Quindi di fatto noi scattiamo foto ravvicinate, che però non sono sempre macro (o forse non lo sono mai), ma l'importante è intendersi e quindi continuiamo pure a chiamarle macro.
    Un problema delle macro è la messa a fuoco. Infatti, tanto più vicino alla lente è il soggetto da fotografare, tanto più è lunga la "coniugata dell'immagine", cioè tanto più si allontana il punto in cui l'immagine risulta a fuoco. Per questo, la soluzione migliore per mettere a fuoco è allungare l'obiettivo e per questo spesso le compatte hanno delle lenti aggiuntive (che si comprano separatamente), che permettono di ottenere questo risultato.
    Ma ci sono anche altre caratteristiche. Visto che la distanza fra soggetto e lente è piccola, la profondità di campo ne risulterà molto ridotta, cioè (vedi capitolo 1) la zona che sarà nitida e a fuoco sarà piccola. In questo caso si potrà ottenere poco anche chiudendo il diaframma. Non solo. Chiudendo troppo il diaframma si rischia di incorrere nel problema della "diffrazione", che in pratica consiste nella perdita di nitidezza sui bordi della foto.
    Altro problema sono le aberrazioni cromatiche cioè quegli aloni blu o di altri colori, intorno agli oggetti. Anche le aberrazioni sono dovute a problemi di non corretta messa a fuoco da parte dell'obiettivo, ma su queste possiamo solo intervenire in post produzione.
    Per la diffrazione e la scarsa profondità di campo, invece, bisogna imparare a sfruttarli. Lo sfocato sulle foto di cibo è bello e crea una bella atmosfera, quindi lo si cercherà di sfruttare al meglio, per staccare i soggetti dallo sfondo o per sfumare i contorni lasciando in evidenza solo quello che interessa. Come in questo caso, in cui il fuoco solo sulla prima tartina, la rende protagonista della foto.



    Qui entra in gioco tutta la vostra sensibilità , la vostra capacità di interpretare l'immagine, la decisione su quale risultato finale volete ottenere.
    Ultima modifica di lu; 02/03/2008, 12:52.
    Luisa, il bradipo disadattato
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    • #3
      La profondità di campo nelle macro, ovvero “dove sono i miei occhiali??”


      Fatte le dovute premesse sulla difficoltà di ottenere una ampia profondità di campo nella fotografia macro, può comunque accadere di voler ottenere il soggetto completamente a fuoco.
      Escludo a priori i rimedi più professionali, cioè gli obiettivi basculanti, coi soffietti etc etc… che non abbiamo. Un primo tentativo semplice è quello di comporre l’immagine mettendo il soggetto in modo che il lato più lungo (che vogliamo a fuoco) stia perfettamente allineato davanti a noi. In questo modo il soggetto si troverà più o meno completamente nell’area di nitidezza della foto e riusciremo a riprenderlo a fuoco.
      Un altro metodo è ovviamente quello di chiudere il diaframma, accettando, se capita, la perdita di nitidezza sui bordi della foto,che di solito comincia quando viene chiuso il diaframma di 2 o 3 stop rispetto all'apertura massima (Gia vi sento! CHE SONO QUESTI STOP???? Stop equivale a diaframma. Chiudere di 2 stop vuol dire impostare un diaframma più chiuso passando a quello più piccolo di due numeri sulla scala dei diaframmi del vostro obiettivo).
      Ultima possibilità è quella di…fare un fotomontaggio. La scarsa profondità di campo non è evitabile. In alcune circostanza non c’è assolutamente modo di mettere tutto a fuoco. L’unico modo è quello di mettere la macchina su un cavalletto, impostare tempi e diaframmi manualmente per ottenere l’esposizione ideale e mantenerla, impostare un fuoco manuale e scattare tante foto quante sono necessarie per far sì che ogni parte dell’oggetto sia a fuoco in un fotogramma diverso (è implicito che sposteremo noi manualmente il fuoco ad ogni scatto). Dopo, con calma e pazienza certosina in PS sarà possibile montare uno scatto sull’altro e… fare quello per cui occorrerebbe una reflex e un obiettivo da qualche migliaio di eurini.
      Ma la cosa forse più interessante è proprio quella di sfruttare la scarsa profondità di campo per dare più rilievo al soggetto della foto. Avete presente come sono belle quelle foto in cui un soggetto ben nitido si staglia su uno sfondo confuso al punto da essere solo una macchia di colore? L’occhio corre subito sul soggetto e la parte sfocata diventa uno sfondo ideale, una macchia di colore che esalta tutta la composizione. E’ importante in questi casi isolare il soggetto in modo da tenerlo lontano dallo sfondo quanto serve perché lo sfondo resti sfocato. Allora sarà divertente trovare sfondi di colore coerente, oppure contrastante. Diventeranno l’occasione per esaltare il colore del soggetto.
      Osservate le foto di cibo dei libri più belli: non ci sono cumuli di roba da mangiare posti in vassoi stracolmi, ma un solo oggetto, isolato sul piatto, sul vassoio, pochi accessori spesso sfumati e uno sfondo che esalti, per contrasto, ma più spesso in armonia, il soggetto principale.
      La scarsa profondità di campo, quindi, va sfruttata per isolare, per scegliere cosa va messo in evidenza e puntare su quello il fuoco. Come ho fatto qui (mi ricordo quando ho scattato questa foto: c'era La Roby che aveva visto l'oliva che ride e mi ha detto: questa qui, guarda questa qui. E aveva ragione).



      Il resto deve come sparire, sfumandosi e confondendosi nello sfondo. La parte sfumata lascia spazio all’immaginazione, alla sensazione di etereo e alla suggestione.
      Inutile dire che, volendo, anche l’effetto di sfumatura può essere accentuato in post produzione.
      Luisa, il bradipo disadattato
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      • #4
        Luci e ombre nelle fotografie ravvicinate

        Quando si fotografa qualcosa da vicino, luci, ombre e riflessi assumono un'importanza particolare. Da un lato, infatti, rivelano le caratteristiche più proprie del soggetto, le trame, le textures, la forma. Possono dirci se il soggetto è liscio o ruvido, morbido o duro, se è piatto o ha volume, possono insomma descrivercelo nella sua essenza tridimensionale. Visto che fotografiamo da vicino, cioè piccoli oggetti, piccoli particolari, piccole composizioni, sono le luci e le ombre che in qualche modo ci riveleranno quel soggetto, rendendo l'immagine attraente. E' possibile poi sfruttarle in maniera creativa, facendo apparire il soggetto illuminato come se uscisse da una profonda ombra scura, o al contrario circondandolo di un alone di luce, oppure sostituendo la silouhette dell'ombra al soggetto stesso, utilizzare un riflesso per raddoppiarlo o al contrario, mostrare l'oggetto tramite il suo riflesso, invece che nella sua sostanza. Insomma luci, ombre e riflessi non vanno mai sottovalutati. Soprattutto se dobbiamo imparare a comporre le nostre immagini sfruttando la luce naturale, visto che siamo partiti dal presupposto che non abbiamo illuminazioni artificiali. E' importante, cioè, imparare a vedere questi particolari e imparare a sfruttarli, oppure, imparare a evitarli se vogliamo una foto diversa.
        Bisogna anche imparare a vedere le ombre di ciò che circonda l'oggetto della foto. Se sono estranee alla composizione della nostra immagine bisogna farci attenzione. E' abbastanza frequente accorgersi, guardando la foto, che la stessa macchina fotografica ha fatto ombra sul soggetto, oppure che ci siamo riflessi nel bicchiere che stavamo fotografando. Questi elementi possono anche essere voluti nell'immagine, come una sorta di firma, ma altrimenti occorre fare attenzione. Tutto, nel fotografare un oggetto piccolo, può assumere dimensioni molto grandi. Basta cioè una piccola ombra a oscurare l'intera immagine.
        Bisogna anche ricordare che fotografando da vicino occorre molta luce: l'oggetto proietta una immagine grande sul sensore e l'obiettivo, allungato per la messa a fuoco, lascia passare meno luce. Si tratta cioè di uno di quei casi in cui è spesso opportuno correggere l'esposizione che si legge nel mirino per compensare la perdita di luce e quindi tanto maggiore è l'ingrandimento, tanto di più bisogna aprire il diaframma lasciando invariato il tempo.
        Ultima modifica di lu; 26/02/2008, 19:08.
        Luisa, il bradipo disadattato
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        • #5
          Facciamo pratica: andiamo per mercati

          La fotografia di ciò che cuciniamo in casa nostra, può , sotto certi aspetti, spaventare un po" . Ogni elemento, infatti, deve essere pensato e sistemato. La fotografia in esterni, invece consente un approccio immediato, in cui non dobbiamo ancora affrontare il problema di predisporre luci e ambiente. Ci dobbiamo solo preoccupare di osservare e cercare di guardare con occhi nuovi. Non siamo al mercato per cercare la frutta di stagione al punto giusto di maturazione, ma per cogliere dettagli, colori, luci e, perché no, suoni, profumi, movimento. L'immagine può evocare tutto, facendo toccare attraverso gli occhi, le corde del cuore e riaccendendo il ricordo grazie alle associazioni mentali più inconsapevoli. Ecco perché se vedo una bella immagine di un mercato del pesce dove i pescivendoli si muovono e chiamano i clienti, io quasi li sento, mi immergo in quell'atmosfera quasi percependo l'odore.
          Perchè una foto sia evocativa a questo punto è necessario scegliere il momento giusto, quello cioè che per l'attività che si svolge, per la luce, per la quantità delle materie prime presenti sia l'ideale per cogliere l'attimo cruciale. Saremo avvantaggiati se è un posto che conosciamo bene, perché ci sarà possibile cercare proprio ciò che di quel posto ci piace o amiamo, nel momento in cui sappiamo di trovarlo. Ma se capitiamo in un mercato, magari durante un viaggio in un posto che non conosciamo, se non abbiamo la possibilità di tornarci più volte, dovremo saper cogliere al volo le opportunità che ci si offrono.
          E se ne offrono così tante! Scattate a tutto quello che vi attira. Non preoccupatevi del rullino: non c'è, ci sono le schede di memoria e voi ne avete anche di riserva. Scattate più foto alla stessa cosa, perché non viene sempre bene alla prima. Meglio fare tre foto e buttarne due quando le guardiamo al computer, che scattarne una per poi scoprire che non va perché che c'è un errore insanabile. Quindi allontanatevi per uno scatto di insieme.



          Poi avvicinatevi per i dettagli,



          alzatevi o abassatevi per cambiare il punto di ripresa. Alzandosi o abbassandosi cambia fondamentalmente la composizione della foto che può acquisire maggiore o minore tridimensionalità , maggiore o minore contrasto, maggiori o minori ombre e luci, maggiore o minore geometria... E poi a casa, con calma, riguardate cosa avete fatto e cercate di capire perché una foto vi piace più delle altre: si impara tantissimo.
          Di solito per i mercati all'aperto è bella la luce del primo mattino. E' calda, bassa e morbida. E poi a quell'ora arrivano le merci che sono più fresche e colorate. Vengono composte sulle bancarelle, quindi l'attività è frenetica. C'è poca gente e perciò è più facile fotografare e non essendoci ancora stati molti acquisti, le casse sono piene.
          Ma non è detto che altre ore non offrano spunti molto belli. Ricordo immagini di mercati asiatici in cui al coperto dei teloni nelle ore centrali del giorno i raggi filtravano in basso, descrivendo nel buio dei raggi che illuminavano i fumi delle pentole e dei wok. Ricordo mercati serali o notturni dove intorno alle bancarelle che friggevano di tutto si accalcavano le persone per la cena o per uno spuntino, intorno a lampade di carta, mentre le ultime luci del sole illuminavano il cielo.
          E' comunque sempre importante cercare di individuare il soggetto della foto. Sembra una cosa scema da dire, ma non credo che sia così. Quando si scatta, bisogna sapere cosa ci sta attraendo per fermarlo nella foto. Spesso, infatti, capita che tutto ci sembri bello, allora inquadriamo (magari col grandangolo per farci entrare più cose) e scattiamo. Poi riguardiamo la foto e tutta quella vita, tutti quei colori, tutta quell'atmosfera sono rimasti nella nostra mente, ma nell'immagine non ci sono. Motivo? Ci piaceva tutto e non abbiamo fotografato niente. Solo un guazzabuglio di cose, fra le quali l'occhio vaga, senza sapere dove fermarsi. E' IMPORTANTISSIMO individuare sempre qualcosa che faccia fermare l'occhio di chi guarda. Ci possono essere mille cose intorno, ma ce ne deve essere una protagonista, una che attira l'attezione. Comunque deve risultare chiaro cosa ha attirato la VOSTRA ATTENZIONE, perché in difetto di questo la foto non attirerà neanche l'attenzione altrui.
          Si può raggiungere questo risultato in mille modi, dipende dall'occhio e dalla personalità di chi scatta. Lo si potrà ottenere attraverso la regola dei terzi, quindi attraverso la composizione. Attraverso il colore o attraverso la luce e la forma. L'importante è che un soggetto ci sia sempre.
          In questa immagine, ad esempio è impossibile non fermarsi a guardare il frutto aperto, che spicca fra la trama verde creata dai frutti chiusi, sia per il fatto di essere, appunto, l'unico aperto, sia per il colore caldo e contrastante:



          In quest'altra invece, è solo il colore diverso ad attirare l'occhio, mentre i peperoncini verdi ripresi dall'alto riempiono tutti gli spazi.



          E' anche da notare come possa essere interessante riprendere il cibo in modo da creare una vera e propria texture attraverso la ripetizione delle forme tutte uguali, come in questo caso, i peperoncini.

          In questa la ripetizione della forma è evidente. Scattata sotto una calda luce del tramonto, le ombre sono ben marcate e aumentano il senso di geometria e regolarità dell'insieme. La sfumatura dei colori dal giallo al rosso, attira l'attenzione.



          Ancora: si può guidare l'occhio al soggetto con la prospettiva e con la profondità di campo. Qui, lo sfocato davanti e le linee formate dai sacchi posti uno dietro l'altro, guidano a guardare la venditrice e, dopo, la donna dietro che ride (ovviamente sta ridendo di me che fotografo i sacchi di peperoncini e sua figlia - o nipote, non saprei. Ovviamente pensano che sia completamente pazza. Questi occidentali, chissà che gli frulla nel cervello!)



          Adesso sarebbe bello se nel topo apposito metteste le vostre foto ambientate nei mercati, con i vostri commenti su come le avete realizzate e cosa avete ottenuto e cosa invece non vi piace.
          Ultima modifica di lu; 28/02/2008, 15:47.
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          • #6
            Preparare un set casalingo

            Cominciamo il lavoro duro? Con le foto in casa, tutto dipende da noi. Ogni sbaglio si vede e è colpa nostra. Abbiamo davanti il foglio bianco di un'immagine e dobbiamo riempirlo noi. Quando comincio a fare scatti di questo genere, la prima sensazione è il panico. Da dove si comincia? Che faccio adesso? Che gli metto intorno? Che gli metto dietro?
            C'è un sacco di lavoro da fare. Ma il primo è quello di mettersi nelle migliori condizioni di luce possibili. Partiamo dal presupposto che non abbiamo luci artificiali professionali. Ce la dobbiamo cavare con la luce della finestra. Ovviamente questo comporta un esame delle finestre a nostra disposizione e degli orari in cui saranno illuminate. E' ovvio che le foto dovranno essere scattate durante il tempo in cui c'è più luce. Quindi sceglietevi la vostra stanza meglio illuminata e fatevi spazio. Prendiamo ad esempio una stanza con una finestra e una porta di grandezze medie(anche dalle porte passa la luce!). Questa è forse la situazione più frequente. Ci possono però essere casi in cui la stanza ha più finestre, o una vetrata, o un lucernaio. Quindi ancora più luce e condizioni sempre diverse. Ma mi è impossibile prevedere ogni caso, quindi... torniamo al caso standard.
            Trovate il modo di posizionare un tavolo davanti alla finestra. Ci saranno intorno mobili, quadri, lampade... Levateli. Dovete potervi muovere e dovete poter scattare in modo che nulla entri nell'inquadratura.
            Ponete il soggetto sul tavolo e verificate la luce. Potete cercare di illuminarlo in modo che la luce della finestra lo illumini lateralmente. Questa impostazione è di solito la più semplice, perché la luce non si riflette davanti al soggetto, col rischio di bruciarlo o di appiattirlo, mentre la luce laterale rivela bene le forme. Ovviamente non dovete prendere questa indicazione come tassativa! Fate delle prove, verificate se posizioni diverse danno risultati migliori e soprattutto fate molta attenzione a come i diversi modi in cui la luce batte sul soggetto possono modificare l'immagine. Fatene tesoro, perché può servirvi per altre diverse immagini in cui vorrete ottenere risultati simili.
            Se la luce è laterale e avete incontrato una giornata di sole, però, il soggetto proietterà una forte ombra dall'altro lato. Non sempre qust'ombra è gradevole. Anzi. Spesso è troppo scura e finisce per creare una solida macchia nera. Va smorzata, non c'è verso.
            La cosa che meglio ammorbidisce le ombre sono... le nuvole! Le nuvole smorzano la luce che arriva e la diffondono. Non si può non notare la differenza fra l'ombra proiettata da un oggetto in una giornata di sole e quella proiettata dallo stesso oggetto in una giornata con un po" di foschia.
            Ma c'è anche un rimedio più gestibile. Bisogna cioè diffondere la luce come farebbero le nuvole e questo si ottiene mettendo un diffusore davanti al vetro della finestra. Dove lo trovate? Probabilmente nel cassetto delle lenzuola. Attaccate alla finestra un leggero lenzuolo bianco e otterrete due sostanziali miglioramenti: ombre più morbide e nessun riflesso bianco e sparato sul soggetto (questo, forse risponde anche alle domande che mi erano state fatte su come attenuare gli spari della luce o i riflessi sugli oggetti). In assenza di lenzuola (che ne so, magari usate solo lenzuola di raso rosso! Ma allora non siete fotografi, siete matti!) provate con della carta velina. Il principio è quello di applicare un materiale bianco ma che lasci passare la luce dalla finestra.
            C'è poi ancora un altro accorgimento da prendere. Dal lato opposto alla finestra occorre mettere una superficie riflettente (questo si chiama Shadow fill). Ci vuole un cartone bianco, o, meglio sarebbe, un pannello apposito (se ne trovano anche su internet e non hanno prezzi proibitivi). Altrimenti fate come me e rivestite di stagnola la cucina. Magari non fate entrare nessuno mentre riducete così la vostra stanza, altrimenti chiamano la neuro (soprattutto se vedono il lenzuolo di raso rosso alla finestra).
            Il pannello riflettente farà il suo dovere, cioè rifletterà la luce proveniente dalla finestra e la rimbalzerà sul soggetto, illuminando il lato più in ombra. In questo modo le ombre saranno più morbide e piacevoli.
            A questo punto, dobbiamo passare ad un altro punto fondamentale. Lo sfondo.
            Ultima modifica di lu; 07/03/2008, 12:33.
            Luisa, il bradipo disadattato
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            • #7
              Lo sfondo

              Abbiamo iniziato a preparare il nostro set. Non possiamo regolare la luce, perché abbiamo solo la finestra, ma abbiamo cominciato a vedere come la luce naturale illumina il soggetto, come ne plasma i volumi, che ruolo giocano le ombre. Abbiamo cercato di smorzarle quando non realizzano l'effetto voluto, senza dimenticarci però che talvolta possono giocarci a favore e regalarci trame ed effetti bellissimi. A questo punto, abbiamo cominciato a guardare il soggeto attraverso l'obiettivo e cominciamo anche a cercare di capire quale inquadratura vogliamo realizzare. Questo ci porta a dover decidere lo sfondo della composizione.
              Guardando attraverso l'obiettivo, possiamo cominciare ad intuire se vorremo inquadrare molto da vicino, e allora lo sfondo non avrà molto spazio nella foto, o se invece creeremo una inquadratura più larga. Lo sfondo in ogni caso deve essere ben più largo dell'oggetto da fotografare, altrimenti ci resteranno angoli vuoti o si vedranno le attaccature.
              Lo sfondo dovrà essere posto dietro il soggetto, tirato su e fissato in alto. Se vogliamo che rimanga sfocato, dobbiamo ricordarci di fissarlo abbastanza lontano, in modo da poter giocare con la profondità di campo. I professionisti utilizzano un limbo, cioè una superfice che passa da sotto il soggetto e poi curva verso l'alto, in modo che non ci siano giunzioni e lo sfondo sia continuo. Per quanto possibile possiamo anche noi provare a riprodurlo.
              Ci possiamo procurare dei cartoncini colorati, tipo bristol. Il bianco e il nero saranno i più utili, ma è possibile provare anche con altri colori in tono con il soggetto. Il lato corto del cartoncino può essere attaccato al tavolo, mentre l'altro lato corto sarà attaccato dietro ad un muro, o un mobile o a qualunque tipo di sostegno.
              Questa foto l'ho realizzata in cucina.



              La luce era semplicemente quella proveniente dalla finestra laterale, mentre il set, costruito sul tavolo, utilizzava come sfondo....... un rotolo di scottex, svolto sotto la bottiglia e rialzato dietro. Ok, non è il massimo, ma non è neppure male!
              Lo sfondo bianco è di sicuro fra i più utilizzati. E' pulito e facile da accordare con ogni colore. Bisogna però far attenzione a che sia il più possibile bianco, perché nella foto può risultare molto spesso grigio. In molti casi è opportuno sovraesporre un po" per evitare questo effetto. Sappiate però che è molto difficile che il bianco risulti davvero tale e molto spesso c'è necessità di ritoccarlo in PS. Soprattutto perché è difficile che il bianco appaia puro e senza ombre.
              In questa immagine, invece, il bianco assoluto l'ho ottenuto con una misurazione spot dell'esposizione, che tenesse conto unicamente delle fragole. Il resto si è bruciato, il che sarebbe un male se non fosse stato esattamente quello che volevo, per ottenere che il rosso spiccasse in mezzo ad un bianco assoluto e che i contorni della ciotola si perdessero.



              Il fondo nero invece è più complesso. Di solito si adatta a soggetti con colori vivaci, perché risaltano di più. Essi sembrano emergere dall'ombra e poichè i colori chiari sono avvertiti come in primo piano dal nostro strano cervello, l'effetto di tridimensionalità è molto accentuato. Perà occorre che lo sfondo sia denso e uniforme e non è affatto facile ottenerlo. Il cartoncino Bristol molto spesso riflette un po" di luce e il nero tende a non essere uniforme. Qui ho usato, appunto, un cartoncino Bristol e sono state necessarie alcune operazioni in PS per uniformarlo.


              E' meglio usare un materiale che assorba la luce senza rifletterla. Pare che il migliore a questo uso sia il tessuto di velluto di cotone. Questo tipo di tessuto assorbe la luce riflettendone pochissima, quindi dà ottimi risultati. L'ideale per far sì che lo sfondo nero risulti uniforme, sarebbe fotografare il soggetto ben distanziato dallo sfondo e far sì che la luce illumini solo il soggetto senza diffondersi sullo sfondo. In questo caso, quindi, si potrebbe ridurre l'apertura della finestra con una tenda, in modo che il fascio di luce si concentri lontano dallo sfondo. Anche il pannello riflettente deve essere orientato in modo che la luce non batta sullo sfondo. Sarà poi possibile uniformare lo sfondo in PS, ma è molto importante partire con una buona foto, perché scurire lo sfondo senza scurire il soggetto può dare un aria estremamente irreale all'immagine. Non solo, ma il fondo nero si riflette sui bordi del soggetto scurendoli, cosicchè è molto difficile (non impossibile, si capisce!) inserire un fondo nero finto dietro un'immagine scattata su un fondo diverso. E invece utile saper sfruttare le ombre dovute alla luce naturale. La differenza di diaframmi fra luce e ombra e una esposizione regolata sul soggetto, possono intensificare e migliorare lo sfondo nero.

              Date anche un occhio a queste di gabmic. Non sono di cibo, ma l'uso dello sfondo nero è riuscitissimo:
              Bisogna vedere quel che non si è visto, vedere di nuovo quel che si è già visto, vedere in primavera quel che si è visto in estate, vedere di giorno quel che si è visto di notte, con il sole dove la prima volta pioveva, la pietra che ha cambiato posto. (José Saramago) Please don't use this image on websites, blogs or other media without my explicit and written permission. © All rights reserved


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              In questa il nero di sfondo è ottenuto mettendo il soggetto lontano da una parete in ombra e sfruttando la differenza di diaframmi fra il soggetto (sul quale è misurata l'esposizione) e il muro



              Considerazioni analoghe valgono per gli sfondi colorati, in tono con il soggetto da fotografare.
              Bisgna però anche considerare gli sfondi scelti in maniera coerente con il soggetto. A questo proposito entra in gioco la vostra fantasia e l'interpretazione del soggetto. Si può usare di tutto, dai drappi di stoffe (tovaglie, lenzuoli, tende... chi più ne ha più ne metta) o illustrazioni. Quello che farà la foto sarà la vostra capacità di interpretare.
              Ultima modifica di lu; 05/03/2008, 14:02.
              Luisa, il bradipo disadattato
              Il mio blog: http://vicinoelontano.blogspot.com/
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              • #8
                Gli accessori.

                Lo sfondo contribuisce in maniera sostanziale a creare l'atmosfera generale della foto. Non c'è dubbio che il colore, il materiale, l'ambiantazione intorno al soggetto costruiranno un messaggio per chi guarda e forniranno la chiave per chi "leggerà " la foto. Questa lettura deve essere ancora aiutata da ciò che metteremo intorno al soggetto. Occorre cioè scegliere degli accessori, degli oggetti, che esaltino il soggetto principale e ne completino l'immagine. La scelta ovviamente dipende dalla composizione che vogliamo realizzare.
                In questa foto, fatta ad un raduno e quindi ben poco preparata, l'inclusione degli accessori usati per la preparazione della pasta, rende l'immagine molto più interessante che non se avessi inquadrato solo gli spaghetti alla chitarra.



                Alle volte basta un nulla, come nella foto del latte, presentata nel paragrafo precedente. La scelta del bianco come sfondo è, ovviamente, suggerita dallo stesso colore del latte. Gli accessori sono minimi: un fiore di colore pastello e un tovagliolo. L'idea da rendere era quela della semplicità , della freschezza.
                Ci possono però essere composizioni più complesse. L'importante è che l'insieme sia sempre coerente e che gli accessori non contendano l'importanza con il soggetto principale.
                La composizione degli accessori è un ulteriore elemento importante. Mentre nelle foto in esterni si cerca l'ordine, le geometrie, le texture, le linee, al contrario adesso dobbiamo cercare il più possibile di comporre con naturalezza. Questo comporta di evitare proprio le geometrie o le linee, mentre occorre studiare una composizione che abbia un aspetto naturale e casuale, ma armonico. Occorre cominciare accostando gli oggetti un po" per volta. Prima solo uno o due. Bisogna anche controllare costantemente l'inquadratura. In questo modo si potrà vedere ciò che va spostato e dove. Si potrà anche verificare se occorre aggiungere ancora qualcosa per riempire spazi vuoti, e anche verificare se gli spazi pieni e gli spazi vuoti sono ben bilanciati tra loro. Sarà questo il momento in cui la foto prenderà corpo veramente, potremo scattare qualche immagine di prova e verificare così la correttezza dell'angolazione, della luce, dell'inquadratura. Per un po" non stancatevi di cambiare posto alle cose e di sperimentare. Fate attenzione anche alle cose che magari spariscono coperte da altre. Insomma vano controllati tutti i particolari, anche quelli che appariranno sfocati. E' un lavoro che richiede tempo e cercate di prendervelo più che potete, perché i risultati si vedono: certo, bisogna che non si smonti la panna, ma è esattamente per quest che i set professionali usano cose finte, oltre al fatto che le luci artificiali calde distruggono il cibo.
                Guardate molte foto sui libri e anche su certi bellissimi blog. Guardate bene come sono scelti i tessuti per la base (grezzi, con trame grosse e colori neutri, evocatori di un vivere semplice e quasi campagnolo, rurale). Guardate i contenitori del cibo: sono sempre in tono con il colore del loro contenuto o con quello dello sfondo. Non ci sono colori forti, spesso non adatti al cibo, perché poco "alimentari". Semplicità assoluta nella composizione e nelle inquadrature, sempre un po" dall'alto. Guardate,assimilate e... imitate, almeno all'inizio.
                Ultima modifica di lu; 02/03/2008, 12:55.
                Luisa, il bradipo disadattato
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                • #9
                  Alcune osservazioni sul cibo.

                  La fotografia di cibo è un genere molto specialistico. Fatta in maniera professionale richiede attrezzature specifiche. L'illuminazione scalda le pietanze, fa avvizzire le foglie, asciuga le gocce d'acqua, scioglie il ghiaccio. Molte sostanze vengono quindi sostituite con altre artificiali: ghiaccio finto, bollicine di vetro, gocce di glicerina...
                  Non pensate, quindi che con pochi accorgimenti ci si possa avvicinare a quelle fotografie. Quello di cui discutiamo qui è solo per cercare comunque di migliorare un po" .
                  Guardando qua e là le foto di cibo e leggendo qualcosa sui libri si impara molto e qualcosa è anche possibile metterla in pratica.
                  Ci sono cibi che si prestano bene alle foto, altri che, per quanto buoni, non hano una forma così bella da rendere in fotografia. Un dolce, un bicchierino, biscotti, e altri cibi simili hanno una struttura che si presta a creare una bella immagine. Ma provate a fotografare uno stufato in una pentola: rimane un amasso di roba senza forma.
                  In questi casi, ho letto che il cibo va sollevato, cioè si può inserire sul fondo una ciotolina, che deve rimanere nascosta, ma che solleva il cibo in modo da dargli una certa struttura.
                  In altri casi ho osservato che la grande quantità di cibo in un vassoio o in una zuppiera non dona affatto all'immagine. E' meglio prenderne una piccola quantità , riempire un contenitore appropriato e piacevole e fotografarlo così. Questo aiuterà anche nella costruzione del set. Un grande vassoio o una grande zuppiera esigono un set piuttosto grande, che non solo è difficile da mettere su, ma è anche più difficile da comporre armoniosamente e da inquadrare. Se invece avrete ridotto il cibo a una piccola dose, ma ben presentata, sarà facile fotografarlo con accanto giusto qualche accessorio per completare e ambientare.
                  Preparatevi prima il set. Se cioè sapete di voler fotografare quello che state cucinando, ritagliatevi uno spazio da lasciare pronto all'uso, così la pietanza non dovrà aspettare, risentendo del tempo necessario a far spazio, montare uno sfondo, cercare accessori.
                  Le fotografie di cibo sono molto soggette alla moda e quindi sono anche soggette a cambiamenti nello stile. Adesso hanno spesso ombre molto tenui e morbide, poco marcate, una ridotta profondità di campo, sono spesso molto luminose con un'attenzione molto particolare alla luce, spesso molto diffusa. Queste sono quindi le caratteritiche da imparare a maneggiare anche con i nostri pochi mezzi.
                  La luce, soprattutto, consente di esaltare trame e trasparenze. Guardate la differenza fra le due foto.



                  Questa è scattata con la luce frontale. I dettagli ci sono tutti, ma la foto non è bella neanche un po'.
                  Guardate invece questa, con una luce più interessante (sempre dalla finestra):



                  Le bottiglie, i liquidi e certi frutti traslucidi (spicchi d'arancio, uva...) come ogni sostanza trasparente è esaltata dalla illuminazione da dietro. In questo modo la luce illumina il soggetto e rende vivi i colori. Bisogna però fare attenzione perché questa condizione è chiaramente un controluce. Occorre quindi saper schiarire il soggetto davanti, per impedire che un'ombra pesante privi il resto della foto di particolari.
                  Un esempio di questo genere di foto è qui:

                  NESSUN tipo di postproduzione! Così l'ha creata la mia meravigliosa D200 :) Please don't use this image on websites, blogs or other media without my explicit permission. © All rights reserved


                  La foto è di **Elle**, una fotografa eccezionale, con una fortissima sensibilità per il colore e la luce. In questa foto non c'è alcun tipo di intervento di schiarita davanti, quindi l'ombra che si è formata è stata mantenuta e sfruttata per creare un'atmosfera di luce dorata e serale.
                  Ultima modifica di lu; 05/03/2008, 14:07.
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                  • #10
                    Note finali

                    Non ho mai detto, in questi pochi paragrafi, quali strumenti fossero necessari per fare foto in casa, perché sono sempre partita dal presupposto che ognuno utilizzi quello che ha, ingegnandosi nel trovare soluzioni ai problemi che si presenteranno.
                    Ho solo accennato all'utilità di un vero e proprio pannello riflettente, che si può trovare a poche decine di euro.
                    Un accessorio però è quasi indispensabile: il cavalletto. Posto che il flash incorporato nella macchina è quantomeno inutile, se non dannoso alla buona riuscita di una foto, questo comporterà la necessità di impostare tempi piuttosto lunghi. La luce solare diretta è in grado di illuminare completamente il soggetto, ma se la diffondiamo, e abbiamo visto che è spesso opportuno farlo, i tempi si allungheranno moltissimo. Se non vogliamo trovarci a dover gestire non solo il problema della luce, ma anche quello di dover sempre scattare con un diaframma aperto al massimo e con tempi comunque lunghi, il cavalletto sarà un acquisto importante. Questo consentirà inoltre di poter mantenere invariata l'inquadratura che ci è piaciuta, anche quando ci muoveremo per cambiare qualcosa nel set.
                    In assenza di cavalletto è difficile evitare il mosso nella foto. Occorre appoggiarsi, appoggiare la macchina fotografica, prendere un bel respiro e trattenere il fiato. Spesso è bene fare due scatti a raffica, perché il secondo viene meno mosso del primo. Ma è anche vero che pure così spesso non si ottiene una foto ben fatta. Quante foto dei raduni ho buttato, perché il tremolio della mano le aveva rovinate!
                    Altri piccoli accessori da tenere a portata sono quelli che servono per aggiustare il cibo, per pulire eventuali sbavature, per eliminare la polvere. Anche delle pinzette per spostare cose piccole sono utili, come pure degli specchietti per piccoli riflessi di luce o bagliori.
                    Un rotolo di scotch è utile, invece, per fissare lo sfondo o per bloccare qualche elemento della composizione.

                    Con queste ultime note, penso di aver finito di parlare di questo argomento. Ovviamente sarà sempre possibile riaprire la discussione intorno a eventuali dubbi o domande particolari.
                    Luisa, il bradipo disadattato
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