di Rossanina

© Bruna Cipriani

Confettura e marmellata. Chi non ne ha mai mangiate da piccolo? Nella crostata, nei biscotti… e che dire della classica fetta burro e marmellata?

Non c’era nonna che non te la offrisse per merenda! In casa mia un vasetto di quella fatta in casa non mancava mai. I gusti classici: pesche, albicocche, fichi, susine…. e qualche volta quella di more. Festa grande quando c’era quella. E quando la mamma la cucinava il suo odore si spandeva per casa. Inconfondibile, come quella di pesche.  La percepivi non appena salivi le scale. Anche perché nel lungo, lunghissimo tempo in cui cuoceva il suo profumo si espandeva nel raggio di parecchi metri!

Poi è venuto il fruttapec. E chi non l’ha provato? Poter fare una marmellata con cottura brevissima e gusto di fresco inalterato… perché no? Io non lo amo particolarmente. Appena fatta la marmellata è ottima, così come quando il vasetto è appena aperto, ma poi… dopo qualche giorno sanno tutte uguali. Perché? non lo so. anche considerando che con la pectina in vendita in Francia non ho riscontrato questo problema. Ma per avere gusto di fresco e cotture brevi… uso la tecnica della semicanditura.

E se un tempo facevo confetture monosapore o “miste” con quello che vagava per la fruttiera, adesso ogni vasetto di marmellata è frutto di attenta selezione, sia delle singole materie prime che dei matrimoni da celebrare nel vasetto. Il tutto fatto con massima attenzione ad ogni dettaglio. A partire dalla pulizia a finire all’etichettatura.

Perché fare una confettura o una marmellata è chiudere in un vasetto la natura e le stagioni. Ma anche, e soprattutto, un po’ di noi.