di Annette

Malvaldi, Odore di chiuso, Sellerio

1895, Maremma toscana.  A fare da detective in questo giallo inconsueto ed esilarante è Pellegrino Artusi, autore de “La scienza in cucina e l’arte di mangiar bene”, primo libro di cucina della tradizione italiana. Giunto in visita nel castello della famiglia Bonaiuti fra la curiosità e la diffidenza dei suoi ospiti, si trova a risolvere un caso di omicidio. Pacioso e pingue come un Hercule Poirot in salsa nostrana, il famoso cuoco si aggira fra i nobili castellani assiduamente dediti all’ozio e la servitù indaffarata, ma ugualmente strampalata. Uno dei tratti più godibili di questo libro è proprio la rappresentazione di personaggi della nobiltà post-unificazione, caricaturali ma molto credibili, degni del miglior Wodehouse. Anche il linguaggio usato, spassosamente aulico, contribuisce a creare una atmosfera a metà tra il romanzo d’appendice e il racconto di Fogazzaro.

La vena umoristica di Marco Malvaldi, già brillante nella serie del BarLume, stavolta si mette al servizio di un giallo tipico, con l’innocente accusato, l’agente di polizia ottuso e l’investigatore dilettante che scioglie il mistero.
Naturalmente il libro contiene, sia nell’intreccio principale che in alcune digressioni,  spunti gastronomici che ci riportano alle cucine del tempo, regno incontrastato delle cuoche di casa, e agli ingredienti ottocenteschi.

Per gli amanti del poliziesco un bel libro di genere, per gli appassionati di cucina il Pellegrino Artusi che ben conoscono, ma negli insoliti panni di detective.

Dal libro:

“Ma adesso, il calesse si è fermato. Il vetturino scende, si sistema la giacca e con un gesto un po’ scomposto apre la portiera; e, sullo scalino, si appoggia un piede vigoroso, appartenente all’ospite ormai arrivato.
In una mano, ha un libro, sulla cui copertina si può leggere un titolo in inglese. Nell’altra, ha un cesto di vimini, contenente due dei gatti più grassi che si siano mai visti. In testa ha un cilindro, e addosso una finanziera. Per finire, sotto i baffi si intuisce un bel sorriso, di quelli tondi e ben disposti.”