di anita.

Ovvero, un manuale per la sopravvivenza.
A casa mia Gianni voleva la salsa di pomodoro passata, papà la voleva pelata, a “picchi-pacchi”, Lucianino non la voleva proprio ed è per farlo mangiare che, probabilmente, ho imparato a cucinare.
Ma andare a tavola era una specie di Camel Trophy.
Il padreterno, ad esempio ha dotato i polli di 2 porzioni di petto e di 2 cosce, ma se la famiglia è di 5 persone il problema si fa difficile.
Comprare 2 polli? suvvia, negli anni ’50 non si era mica milionari!
A me e a papà andava bene, il petto piaceva solo a noi due, una coscia ciascuno ai miei fratelli e la mamma-come tutte le mamme di allora- si arrangiava con i resti, il collo, le ali le zampe…ma quando mai????
‘ste cosce di pollo cominciavano a viaggiare dal piatto dei miei fratelli a quello della mamma, che le rimetteva sui loro.
Io per non essere da meno in questa gara da libro cuore, spostavo il mio petto, che mi tornava subito…insomma una specie di gioco delle tre carte, con ‘sto povero pollo che in tutta la sua vita non doveva mai aver camminato tanto, come da arrostito.
La generosità da tavola, però spariva al momento delle merendine e degli sfizi.
Io ero la sorella maggiore, il più piccolo dei tre mangiava praticamente solo latte, cioccolata e caramelle…
La merenda più ambita era pane e cioccolata, un gran pezzo di pane e una lastrina piccola e sottile di ciocolato fondente, spartita a tutti in parti uguali.

© Rossanina
Io di solito mangiavo prima tutto il pane e poi la cioccolata, ma avete mai provato a resistere allo sguardo supplice di un bambino (bellissimo, peraltro, accidenti a lui) che si è mangiato tutto il suo cioccolato e guarda la vostra tavolettina, messa da parte con cura, come il miglior boccone, e attenzione che i polpastrelli caldi non lasciassero impronte sulla superficie lucida ch, nel mio codice, andava leccata goduriosamente per sentire com’era liscia….dicevo, avete provato a resistere?
Io sì, ma ho sempre capitolato, gli davo la mia cioccolata in cambio del suo pane (nel frattempo ben ciancicato da manine che avevano catturato lucertole e pasticciato nell’acqua).
Così, facendo merenda con pane e…pane, ho imparato a mangiarlo in tanti modi diversi: a quello col sesamo staccavo i semini a uno ad uno, per poi mangiarli insieme a piena bocca, in altri tipi si staccava la crosta, sottile e croccante come le patatine (allora sconosciute), di altri si staccava la mollica a strati…insomma ero un degustatore di pani e non lo sapevo.
Mio fratellino piccolo mi adorava, ma non se aveva delle caramelle…la sua specialità era di cacciarsi in bocca il contenuto di una scatolina di TicTac e mangiarsele in un boccone, o di farsi una scatolina di quelle di latta di liquirizia Tabù (e vivrai di più) e inseguirmi per tutta casa con la lingua nera a penzoloni, gridando” sono il mostro!”.
Poi ci stava Gigi, coinquilino del piano di sotto, non fratello genetico, ma dell’anima (lo siamo ancora oggi, dop oltre 45 anni) al quale piaceva TUTTO.
Una volta, mia madre aveva preparato le crocchè di latte e il profumino si era sparso per il palazzo.
Gigi si affaccia al suo balcone e chiede che cosa c’era di buono in cottura.
Mio fratello Luciano risponde “tira fuori una mano, che ti faccio assaggiare al volo”
Gigi esegue e riceve al volo una crocchetta rovente, dal quinto al quarto piano.
L’urlo me lo ricordo ancora e la voce di sua nonna Rosa “ma che avete combinato???”
Risultato un’ustione bella tosta e una crocchè persa.
Mio fratello grande era disinteressato al cibo, ma aveva con mia madre un’abitudine odiosa.
Quando veniva l’uomo che vendeva le uova, mia madre le metteva in un largo cesto.
Poi lei si metteva davanti alla porta della cucina e lui davanti a quella del frigorifero e lei gli lanciava le uova “al volo, hop!”.
Bel giochino, ma perché coinvolgere anche me, che ero imbranata?
per sfottermi, ovviamente!
ci penso ancora quando ripongo le uova…
E, infine, ma è OT, i vostri fratelli ve lo hanno letto il diario, quello con tutti i pensieri sui fidanzatini?

Crocchè di latte per Lucianino
1 litro di latte
100 grammi di farina 00
50 grammi di burro
80 grammi di formaggio grattugiato a piacere
2/3 uova secondo grandezza
sale
farina e pangrattato per l’impanatura
olio per friggere (mia madre usava olio extravergine d’oliva, ma lei sa friggere pure con l’acqua, io uso quello di cereali)

Sciogliere il burro a fuoco basso, fuori dal fuoco incorporare la farina e un po’ di sale, stemperare con il latte tiepido e rimettere al fuoco leggero, sempre mescolando.
Spegnere al primo sbuffo di vapore, unire il formaggio, mescolando bene e versare in una grande teglia piatta, bagnata d’acqua, all’altezza di un dito.
Quando è freddo, tagliare a pezzetti rettangolari ( da noi vanno parallelepipedesche, c’è chi le fa ovoidali), passarli in farina, uovo battuto e pangrattato e friggerle in olio ben caldo, devono solo colorire.
Sgocciolare e servire caldo.
Queste famose crocchè “al volo”, le faccio sempre per il mio fratellino, anche se adesso ha 50 anni.
L’ultima volta ne ho fatte oltre 40, però adesso è grande e se le frigge lui!

ps – se resta un po’ d’uovo, fare ad alcune la panatura doppia, sono le più buone…direte, perché non a tutte?
E, ma allora per che cosa si litiga?