[Carpe diem. Oggi ho tempo, poi chissà ].
― Ma perché i maki-sushi?
― Perchè perché perché " ti ricordi qual'è il sottotitolo di questo VCC?
― "Piatti da paura". E allora?
― E allora i maki-sushi sono un'antologia di paure, per me.
― Oh beh, in quanto a paure ti batte solo il Leone Codardo del "Meraviglioso mago di Oz""
― Spiritosa.
― Ripeto, perché i maki-sushi? Non mi sembrano granchè, in quanto a difficoltà .
― E ci risiamo. Qui non si tratta di fare piatti difficili, ma di affrontare delle paure. Lo sai qual'è la mia prima paura quando cucino, no?
― Che il forno esploda?
― Quella l'ho superata da un pezzo. No, è il "TROPPO TARDI".
― Cioè?
― Ho paura di andare oltre al punto di cottura senza accorgermene, di scolare la pasta quando ormai è scotta, di girare la frittata quando si è bruciata, di rimestare il sugo dopo che si è attaccato"
― Ok, ok, ho capito. Facevi prima a dire che ti viene l'ansia. Ã? per questo che la metà delle cose che prepari è mezza cruda?
― Preparavo. Ã? per questo che adoro gli stufati ed odio il forno.
― Non ho capito che c'entrano i maki-sushi.
― Terapia d'urto. Il riso non lo puoi scoperchiare, sennò muore; coperchio serrato dall'inizio alla fine, ed anche dopo. E la frittata pure, bisogna azzeccare il tempo di cottura.
― Comincia ad avere un senso. Qual'è la seconda paura?
― Ã? il "NON ABBASTANZA".
― Non abbastanza che?
― Non abbastanza veloce, non abbastanza brava, non abbastanza decisa.
― Uhm, carenza di autostima?
― Chiamala come vuoi.
― E quindi? Un'altra terapia d'urto?
― Di più, un triplo salto mortale: raffreddare il riso, arrotolare i maki, tagliarli.
― Perà . C'è dell'altro?
― C'è sempre dell'altro. C'è la paura più grossa, il "FARE SENZA CUORE".
― Senza divertimento, intendi?
― Anche. Senza ispirazione, senza gioia, senza scintille"
― Qui la fase creativa è in fondo.
― Appunto. Se ci arrivo come si deve, è fatta.
― Sai che ti dico?
― Niente. Tu non mi dici niente, se non parlo prima io, mio caro specchio. Quindi taci, che abbiamo già parlato troppo.
― Ma perché i maki-sushi?
― Perchè perché perché " ti ricordi qual'è il sottotitolo di questo VCC?
― "Piatti da paura". E allora?
― E allora i maki-sushi sono un'antologia di paure, per me.
― Oh beh, in quanto a paure ti batte solo il Leone Codardo del "Meraviglioso mago di Oz""
― Spiritosa.
― Ripeto, perché i maki-sushi? Non mi sembrano granchè, in quanto a difficoltà .
― E ci risiamo. Qui non si tratta di fare piatti difficili, ma di affrontare delle paure. Lo sai qual'è la mia prima paura quando cucino, no?
― Che il forno esploda?
― Quella l'ho superata da un pezzo. No, è il "TROPPO TARDI".
― Cioè?
― Ho paura di andare oltre al punto di cottura senza accorgermene, di scolare la pasta quando ormai è scotta, di girare la frittata quando si è bruciata, di rimestare il sugo dopo che si è attaccato"
― Ok, ok, ho capito. Facevi prima a dire che ti viene l'ansia. Ã? per questo che la metà delle cose che prepari è mezza cruda?
― Preparavo. Ã? per questo che adoro gli stufati ed odio il forno.
― Non ho capito che c'entrano i maki-sushi.
― Terapia d'urto. Il riso non lo puoi scoperchiare, sennò muore; coperchio serrato dall'inizio alla fine, ed anche dopo. E la frittata pure, bisogna azzeccare il tempo di cottura.
― Comincia ad avere un senso. Qual'è la seconda paura?
― Ã? il "NON ABBASTANZA".
― Non abbastanza che?
― Non abbastanza veloce, non abbastanza brava, non abbastanza decisa.
― Uhm, carenza di autostima?
― Chiamala come vuoi.
― E quindi? Un'altra terapia d'urto?
― Di più, un triplo salto mortale: raffreddare il riso, arrotolare i maki, tagliarli.
― Perà . C'è dell'altro?
― C'è sempre dell'altro. C'è la paura più grossa, il "FARE SENZA CUORE".
― Senza divertimento, intendi?
― Anche. Senza ispirazione, senza gioia, senza scintille"
― Qui la fase creativa è in fondo.
― Appunto. Se ci arrivo come si deve, è fatta.
― Sai che ti dico?
― Niente. Tu non mi dici niente, se non parlo prima io, mio caro specchio. Quindi taci, che abbiamo già parlato troppo.
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