Cari amici vi allego la mia breve trasmissionione di oggi su Rai Radio 1 Friuli Venezia Giulia.
Tutte le coquinarie e i coquinari conoscono già molto bene le marmellate di Christine Ferber e quindi oggi per voi nulla di nuovo!
LA MERAVIGLIOSA MARMELLATA DI CHRISTINE
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Siamo in piena estate e la frutta ha raggiunto l’apice di profumo e maturazione: perciò oggi vi voglio parlare di una ricetta per confetture di frutta di una famosa pasticcera alsaziana che si chiama Christine Ferber. Il principio base consiste in una macerazione con zucchero e limone prima di due rapide cotture che mantengono inalterate tutte le caratteristiche della frutta: i colori rimango vivi, la polpa mantiene consistenza e al palato si sprigionano i profumi della frutta fresca.
Già i Greci cuocevano mele cotogne con il miele, mentre al tempo di Roma e di Apicio risalgono le preparazioni di frutta immersa in vino passito o cotto o mosto o miele. Documenti medievali attestano il consumo di composte e canditi di frutta da parte dei ceti aristocratici e ricchi che potevano permettersi il costoso zucchero, arrivato in Europa solo con le Crociate. Il primo trattato sulle confetture è del 1555 di Michel de Notre-Dame, da noi meglio conosciuto come Nostradamus, medico e astrologo della regina Caterina de' Medici. Le sue ricette per canditi o marmellate “asciutte”, come lui le chiamava, e le sue tecniche per conservare con lo zucchero la frutta, senza seccarla com’era in voga all’epoca, suscitarono grande interesse. Dal XVIII secolo poi le confetture si diffusero per l'affermarsi dello zucchero e fu così anche per il termine francese “confiture” dal verbo ”confettare” usato per preparazioni destinate alla conservazione. Il termine “marmellata” è attesto dal 1579 e viene dal portoghese “marmelada”, derivato da “marmelo” che è la mela cotogna. In italiano popolare marmellata e confettura sono sinonimi, mentre per l’Unione europea la marmellata è un prodotto a base di soli agrumi, mentre una confettura è a base di qualsiasi altro tipo di frutta o di ortaggi. Per la confettura di Christine, lavate 1,200 kg di albicocche mature e sode, tagliatele a metà, denocciolatele e mescolatele con 800 g di zucchero, il succo di mezzo limone e una bacca di vaniglia aperta. Dopo una macerazione di un’ora portate quasi ad ebollizione in una casseruola di rame. Versate in una terrina, coprite e lasciate riposare per un notte in frigorifero. Volendo togliete la pelle delle albicocche. Rimettete nella casseruola e portate a bollore facendo cuocere a fuoco vivo per 5-8 minuti, rimestando e schiumando. Verificate la consistenza della confettura con la prova piattino o raggiungete i 105° C e versatela in vasi di vetro precedentemente sterilizzati in forno a 130° per un quarto d’ora. Tappate e capovolgete i vasi per creare il sottovuoto. Si può fare anche con le pesche.
Buon appetito!
Tutte le coquinarie e i coquinari conoscono già molto bene le marmellate di Christine Ferber e quindi oggi per voi nulla di nuovo!
LA MERAVIGLIOSA MARMELLATA DI CHRISTINE
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Siamo in piena estate e la frutta ha raggiunto l’apice di profumo e maturazione: perciò oggi vi voglio parlare di una ricetta per confetture di frutta di una famosa pasticcera alsaziana che si chiama Christine Ferber. Il principio base consiste in una macerazione con zucchero e limone prima di due rapide cotture che mantengono inalterate tutte le caratteristiche della frutta: i colori rimango vivi, la polpa mantiene consistenza e al palato si sprigionano i profumi della frutta fresca.
Già i Greci cuocevano mele cotogne con il miele, mentre al tempo di Roma e di Apicio risalgono le preparazioni di frutta immersa in vino passito o cotto o mosto o miele. Documenti medievali attestano il consumo di composte e canditi di frutta da parte dei ceti aristocratici e ricchi che potevano permettersi il costoso zucchero, arrivato in Europa solo con le Crociate. Il primo trattato sulle confetture è del 1555 di Michel de Notre-Dame, da noi meglio conosciuto come Nostradamus, medico e astrologo della regina Caterina de' Medici. Le sue ricette per canditi o marmellate “asciutte”, come lui le chiamava, e le sue tecniche per conservare con lo zucchero la frutta, senza seccarla com’era in voga all’epoca, suscitarono grande interesse. Dal XVIII secolo poi le confetture si diffusero per l'affermarsi dello zucchero e fu così anche per il termine francese “confiture” dal verbo ”confettare” usato per preparazioni destinate alla conservazione. Il termine “marmellata” è attesto dal 1579 e viene dal portoghese “marmelada”, derivato da “marmelo” che è la mela cotogna. In italiano popolare marmellata e confettura sono sinonimi, mentre per l’Unione europea la marmellata è un prodotto a base di soli agrumi, mentre una confettura è a base di qualsiasi altro tipo di frutta o di ortaggi. Per la confettura di Christine, lavate 1,200 kg di albicocche mature e sode, tagliatele a metà, denocciolatele e mescolatele con 800 g di zucchero, il succo di mezzo limone e una bacca di vaniglia aperta. Dopo una macerazione di un’ora portate quasi ad ebollizione in una casseruola di rame. Versate in una terrina, coprite e lasciate riposare per un notte in frigorifero. Volendo togliete la pelle delle albicocche. Rimettete nella casseruola e portate a bollore facendo cuocere a fuoco vivo per 5-8 minuti, rimestando e schiumando. Verificate la consistenza della confettura con la prova piattino o raggiungete i 105° C e versatela in vasi di vetro precedentemente sterilizzati in forno a 130° per un quarto d’ora. Tappate e capovolgete i vasi per creare il sottovuoto. Si può fare anche con le pesche.
Buon appetito!
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