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  • Che 'fichi'.... i fichi caramellati al rum!!

    La mia puntata di oggi su RAI Radio1 Friulivenezia Giulia si è ispirata ai fuchi caramellati al rum di Rossanina
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    Che ‘fichi’… i fichi caramellati al rum
    Nella sua storia alimentare l’uomo ha sempre avuto il problema della stagionalità delle materie prime vegetali e la necessità di doverle preservare per i futuri momenti di carenza di cibo. Una delle prime tecniche di conservazione sperimentate è stata l’essiccazione, utile soprattutto per la frutta. L’emblema ne è il fico che lasciato al sole per una settimana, aperto a metà ma tenuto insieme dal picciolo, lo si potrà poi mantenere intatto per un anno. I Romani chiamavano “mangiafichi” i panciuti esponenti delle classe agiate. Il frutto è citato da Plutarco che nelle “Vite parallele” racconta di Catone che porta al senato un fico colto tre giorni prima a Cartagine in modo da mostrare loro a quanta distanza si trovasse il nemico. Apicio, tra varie ricette, prepara un brodo di fichi e alloro e Columella suggerisce di essiccarli e pigiarli in recipienti di terracotta con semi di anice e finocchio. La Scuola Medica Salernitana era invece convinta che il fico fosse un eccitante erotico e ribadiva “… veneremque vocat, sed cuilibet obstat”, cioè provoca lo stimolo venereo anche a chi vi si oppone.
    A tavola i fichi riescono ad esprimersi al meglio, specie se in abbinamento ad altri alimenti quali anice e formaggio fresco, arance (la cui acidità ne bilancia la dolcezza), cioccolato (usato sia come copertura che come farcitura), mandorle, noci, fegato, carni da cortile e selvaggina (specie oca e anatra).
    In Friuli, oltre che in un difficile scioglilingua goriziano “Ŭs frescs fics fraits”, cioè uova fresche e fichi marci, i fichi, tra cui il notissimo figo moro di Caneva, entrano in cucina in molte pietanze e il loro sapore intenso ed il loro profumo li rendono particolarmente adatti ad una degustazione sia freschi sia anche in preparazione di numerosi piatti, dolci o salati, cotti o crudi, caldi o freddi, che ne valorizzano le caratteristiche gustative ed olfattive. Brevemente qui ricorderei il “Persùt cui fics”(ndr prosciutto e fichi), dove il prosciutto San Daniele si sposa con la dolcezza del frutto, lo “strucolo de fighi” (strudel di fichi), ed il “pan de fighi” (pane con i fichi), che fino a pochi anni fa veniva dato come “giunta”, come si diceva allora, in panetteria.
    Come ricetta di oggi vi propongo dei fichi caramellati al rum. Mettete un kilo di fichi ritti in un tegame che li contenga in un unico strato. Copriteli con mezzo kilo di zucchero, un bicchiere di aceto e un bicchiere e mezzo d’acqua e fate bollire lentamente fino a quando il liquido non sarà sciropposo, ci vorranno due ore circa. Aggiungete del rum alla fine e invasate! Sono speciali con il gorgonzola, ma anche con formaggi sia stagionati che freschi o con un gelato o anche solo con panna montata.
    Buon appetito!

  • #2
    Per cominciare, come sempre: grazie!
    I fichi sono tra i miei frutti preferiti, e conto di piantarne un albero quanto prima.
    Una piccola curiosità da quest'angolo di Liguria: era abitudine piantare regolarmente tra gli ulivi e ai margini dei poderi piante di fico binello (una varietà locale frugalissima, con frutti molto dolci ma piuttosto piccoli e delicati), per fornire ombra ai lavoranti durante l'estate e frutti da essiccare per l'inverno. Era una pratica così comune che, al momento della compravendita dei terreni, non li si misurava in metri quadri o altre unità di superficie, ma in numero di binelli.
    Per mio padre sono una sorta di madeleine proustiana, perché i fichi secchi erano la sua merenda a scuola. Glieli dava suo padre (il Carlin della minestrina con le uova, per chi se la ricorda) prelevandoli da una grossa cassapanca di legno e dandone una piccola manciata a ogni figlio; dopo, parco e fiducioso come ogni bravo genovese, la chiudeva a chiave con un grosso lucchetto .
    Paola
    La più coraggiosa decisione che prendi ogni giorno è di essere di buon umore (Voltaire).

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