Mi piacciono le parole.
Mi sono sempre piaciute, tanto che mia madre dice che ho imparato a parlare prima di camminare, e non arrivavo nemmeno alle sue ginocchia che discorrevo già come un'adulta.
Non sono una chiacchierona, nonostante questo. O forse proprio per questo, non l'ho mai capito.
Ne ho sempre ricosciuto il valore, l'importanza, e la potenza. Per questo ammiro immensamente chi sa usarle bene, senza sprecarle, dando loro il giusto peso, e chi le sa combinare creando immagini, musica, emozioni.
Per me tutte le parole sono un po' magiche, non solo "abracadabra".
Per questo mi sono innamorata all'istante di questa poesia di Wislawa Szymborska.
Leggetela e rileggetela piano piano, se vi va.
Un abbraccio.
Le tre parole più strane
Quando pronuncio la parola "futuro",
la prima sillaba già va nel passato.
Quando pronuncio la parola "silenzio",
lo distruggo.
Quando pronuncio la parola "niente",
creo qualche cosa che non entra in alcun nulla.
Mi sono sempre piaciute, tanto che mia madre dice che ho imparato a parlare prima di camminare, e non arrivavo nemmeno alle sue ginocchia che discorrevo già come un'adulta.
Non sono una chiacchierona, nonostante questo. O forse proprio per questo, non l'ho mai capito.
Ne ho sempre ricosciuto il valore, l'importanza, e la potenza. Per questo ammiro immensamente chi sa usarle bene, senza sprecarle, dando loro il giusto peso, e chi le sa combinare creando immagini, musica, emozioni.
Per me tutte le parole sono un po' magiche, non solo "abracadabra".
Per questo mi sono innamorata all'istante di questa poesia di Wislawa Szymborska.
Leggetela e rileggetela piano piano, se vi va.
Un abbraccio.
Le tre parole più strane
Quando pronuncio la parola "futuro",
la prima sillaba già va nel passato.
Quando pronuncio la parola "silenzio",
lo distruggo.
Quando pronuncio la parola "niente",
creo qualche cosa che non entra in alcun nulla.
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