Per celebrare la nuova casa di Coquinaria, una poesia di Umberto Saba che parla della stanza preferita da molti di noi.
Con l'augurio che le "faville" coquinarie aumentino.
Un abbraccio!
La cucina
C'era, un po' in ombra, il focolaio; aveva
arnesi, intorno, di rame. Su quello
si chinava la madre col soffietto,
e uscivano faville.
C'era, nel mezzo una tavola dove
versava antica donna le provviste.
Il mattarello vi allungava a tondo
la pasta molle.
C'era, mal visto nel luogo, un fanciullo.
Le sue speranze assieme alle faville
del focolare si alzavano. Alcuna
- guarda! - è rimasta.
Post scriptum: ho visto che qualche mercoledì di poesia è sparito (che qualcosa si perda è la legge non scritta di tutti i traslochi). Fatemi sapere se vi fa piacere che li ripubblichi: ho preso l'abitudine di salvare i miei post su un file, quindi ci impiego davvero pochi minuti.
Con l'augurio che le "faville" coquinarie aumentino.
Un abbraccio!
La cucina
C'era, un po' in ombra, il focolaio; aveva
arnesi, intorno, di rame. Su quello
si chinava la madre col soffietto,
e uscivano faville.
C'era, nel mezzo una tavola dove
versava antica donna le provviste.
Il mattarello vi allungava a tondo
la pasta molle.
C'era, mal visto nel luogo, un fanciullo.
Le sue speranze assieme alle faville
del focolare si alzavano. Alcuna
- guarda! - è rimasta.
Post scriptum: ho visto che qualche mercoledì di poesia è sparito (che qualcosa si perda è la legge non scritta di tutti i traslochi). Fatemi sapere se vi fa piacere che li ripubblichi: ho preso l'abitudine di salvare i miei post su un file, quindi ci impiego davvero pochi minuti.
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