Prendo spunto dal discorso iniziato da Enzo per parlarvi un po' dei mangiari di una volta della mia terra.
Un tempo, nel periodo fra le due guerre, e comunque fino agli anni '50, le vongole erano considerate il mangiare dei poveri, tanto da essere chiamate, in dialetto "purà zi", poveracce.
Di poveracce era ricco il mare, e, anche quando andava male, un po' di legna alla deriva e un pugno di poveracce si trovavano sempre.
Uomini, donne, grandi e bambini, tutti erano pescatori, e si raccoglieva sulla riva quello che il mare regalava.... vongole, cannelli, granchi, soprattutto dopo la burrasca quando venivano sbattuti sulla battigia.
I più attrezzati avevano e fèr dal pùrazi lo smà ena cùl , attrezzo così chiamato per il movimento che si doveva fare col bacino per azionarlo, col quale si raschiava il fondo a riva, e che aveva un raccoglitore per le vongole dietro.
Dalle mie parti, nella parte a nord della provincia di Rimini, un tempo c'erano le pescivendole. Qualcuna rimane ancora, ma sono solo due o tre e tutte oltre la settantina. Erano donne che al mattino all'alba partivano con la loro bicicletta (e, ancora prima, col carretto oppure a piedi col cesto in equilibrio sulla testa) e la cassa del pesce, e andavano nell'entroterra a venderlo. Erano in genere mogli o figlie di pescatori, che a volte si tramandavano la zona di madre in figlia.
Alla fine del loro giro, la parte di pesce rimasta invenduta veniva barattata con i contadini in cambio di farina, uova, prodotti della terra, oppure col diritto di andare a "fare le erbe" nel loro podere. Erano tempi duri, e spesso il pasto consisteva soltanto in un po' di piadina con le erbe.
Queste materie prime venivano cucinate con estrema semplicità , data la precarietà della vita di allora, basata sulla mera sussistenza.
QUADRETTI CON LE VONGOLE.
Quadritìn sà l purà zi
Per 4 persone
1 chilo di vongole (ma anche meno se non ce n'erano!)
uno spicchio d'aglio
prezzemolo
due cucchiai d'olio
mezza cipolla
salsa di pomodoro*
sale
per i quadretti, oggi si usa un uovo per ogni etto di farina, allora si usavano le uova che avevano, il resto era acqua...
Lavate bene le vongole in modo che la sabbia attaccata al guscio se ne vada, poi fatele aprire in un tegame con un po' d'acqua a fuoco vivace.
Sgusciatele e, in un grande tegame, far soffriggere aglio, olio, cipolla, prezzemolo, e le vongole sgusciate. Aggiungere la salsa di pomodoro in quantità a piacere, e tanta acqua a seconda di quanto si vuole densa la zuppa. Portare ad ebollizione, salare, e cuocere i quadretti.
*oggi usiamo la salsa di pomodoro, allora si usava la "conserva", prodotta durante l'estate, che consisteva in polpa di pomodoro che veniva pressata dentro ad un telo poi appesa, fino ad aver liberato tutta l'acqua. La polpa veniva passata, poi fatta asciugare, infine raccolta in una massa che veniva unta d'olio e conservata in un vaso di terracotta. Quando serviva si grattava un po' di polpa con la forchetta, e si scioglieva con un po' d'acqua.

Notizie e ricetta tratte dai racconti della gente e dal libro "Purazi...doni" Panozzo editore
Un tempo, nel periodo fra le due guerre, e comunque fino agli anni '50, le vongole erano considerate il mangiare dei poveri, tanto da essere chiamate, in dialetto "purà zi", poveracce.
Di poveracce era ricco il mare, e, anche quando andava male, un po' di legna alla deriva e un pugno di poveracce si trovavano sempre.
Uomini, donne, grandi e bambini, tutti erano pescatori, e si raccoglieva sulla riva quello che il mare regalava.... vongole, cannelli, granchi, soprattutto dopo la burrasca quando venivano sbattuti sulla battigia.
I più attrezzati avevano e fèr dal pùrazi lo smà ena cùl , attrezzo così chiamato per il movimento che si doveva fare col bacino per azionarlo, col quale si raschiava il fondo a riva, e che aveva un raccoglitore per le vongole dietro.
Dalle mie parti, nella parte a nord della provincia di Rimini, un tempo c'erano le pescivendole. Qualcuna rimane ancora, ma sono solo due o tre e tutte oltre la settantina. Erano donne che al mattino all'alba partivano con la loro bicicletta (e, ancora prima, col carretto oppure a piedi col cesto in equilibrio sulla testa) e la cassa del pesce, e andavano nell'entroterra a venderlo. Erano in genere mogli o figlie di pescatori, che a volte si tramandavano la zona di madre in figlia.
Alla fine del loro giro, la parte di pesce rimasta invenduta veniva barattata con i contadini in cambio di farina, uova, prodotti della terra, oppure col diritto di andare a "fare le erbe" nel loro podere. Erano tempi duri, e spesso il pasto consisteva soltanto in un po' di piadina con le erbe.
Queste materie prime venivano cucinate con estrema semplicità , data la precarietà della vita di allora, basata sulla mera sussistenza.
QUADRETTI CON LE VONGOLE.
Quadritìn sà l purà zi
Per 4 persone
1 chilo di vongole (ma anche meno se non ce n'erano!)
uno spicchio d'aglio
prezzemolo
due cucchiai d'olio
mezza cipolla
salsa di pomodoro*
sale
per i quadretti, oggi si usa un uovo per ogni etto di farina, allora si usavano le uova che avevano, il resto era acqua...
Lavate bene le vongole in modo che la sabbia attaccata al guscio se ne vada, poi fatele aprire in un tegame con un po' d'acqua a fuoco vivace.
Sgusciatele e, in un grande tegame, far soffriggere aglio, olio, cipolla, prezzemolo, e le vongole sgusciate. Aggiungere la salsa di pomodoro in quantità a piacere, e tanta acqua a seconda di quanto si vuole densa la zuppa. Portare ad ebollizione, salare, e cuocere i quadretti.
*oggi usiamo la salsa di pomodoro, allora si usava la "conserva", prodotta durante l'estate, che consisteva in polpa di pomodoro che veniva pressata dentro ad un telo poi appesa, fino ad aver liberato tutta l'acqua. La polpa veniva passata, poi fatta asciugare, infine raccolta in una massa che veniva unta d'olio e conservata in un vaso di terracotta. Quando serviva si grattava un po' di polpa con la forchetta, e si scioglieva con un po' d'acqua.

Notizie e ricetta tratte dai racconti della gente e dal libro "Purazi...doni" Panozzo editore
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