E’ stato proprio un bel Natale, di quelli che non osavo sperare.
Per me la festa vera è cominciata al mio ritorno a casa, poco prima delle 21.
Mi hanno sommersa col racconto della giornata: le figlie e il figliolo che in collaborazione ma ciascuno secondo il proprio “genio” hanno preparato il pranzo insieme a mio marito - serenissimo -per la gioia delle nonne (e tenendo da parte la mia porzione che ho avuto da cena, e che mi hanno sottoposto da degustare e analizzare e discutere, ma …era proprio buono buono, e poi bell’e fatto!!!).
Io ero contenta di non aver ceduto al predisporre e telecomandare.
Pure loro –i pargoli tra i 23 e i 17 anni- erano contenti e si sono divertiti: hanno gestito l’autonomia e la libertà in scioltezza, mostrando alle nonne che ho/abbiamo avuto ragione a fidarci di loro a occhi chiusi.
Ma non si è trattato solo di:
antipasto (gamberetti in salsa rosa su foglie di lattuga),
primo (spaghetti con salsa di granchio),
secondo (tranci di salmoni al cartoccio, con sotto fettine di limone e sopra trito di prezzemolo e aglio),
contorni (insalatina ma anche broccoletti e barbabietole rosse al vapore),
macedonia (mela, pera, banana, kiwi, ananas, uva, a pezzettini, e poi spicchi di mandaranci pelati al vivo più succo di limone),
panettone (regalato!) e caffè… con una certa attenzione ai vini che accompagnavano il pasto;
dopo cena c’era il vero regalo, quello che non mi aspettavo.
La figlia cinefila, la n°2, ha scovato un film che hanno voluto vedessi insieme a loro, come quando erano piccini, tutti insieme: “Ratatouille”, storia di un ratto con la passione di cucinare e via via mi dicevano che “vedi mamma, ci ricorda te, quando fa così, quando fa cosà , come fai te…” e io che una volta di più mi sorprendevo di come i figli hanno sguardi non distratti, e mi sorprendevo di sorprendermi.
Tanti temi venivano lanciati in questo cartone, davvero ben confezionato: la crescita attraverso la coraggiosa affermazione di sè, di quello che realmente si è e si vuole essere, il legame con la famiglia e la lealtà verso gli amici, il rapporto con il cibo impastato di curiosità e rispetto per le materie prime e sperimentazione e …”non ricette”… e il concetto ribadito dal cuoco modello dell’aspirante chef, suo motto “chiunque può cucinare” (appunto!).
La parte terminale del film era un crescendo, ma secondo me il massimo era la battuta finale:
“Non tutti possono diventare grandi artisti, ma il grande artista può trovarsi ovunque”… con un pizzico di fiducia in se stessi e da parte di chi sta intorno.
Per me la festa vera è cominciata al mio ritorno a casa, poco prima delle 21.
Mi hanno sommersa col racconto della giornata: le figlie e il figliolo che in collaborazione ma ciascuno secondo il proprio “genio” hanno preparato il pranzo insieme a mio marito - serenissimo -per la gioia delle nonne (e tenendo da parte la mia porzione che ho avuto da cena, e che mi hanno sottoposto da degustare e analizzare e discutere, ma …era proprio buono buono, e poi bell’e fatto!!!).
Io ero contenta di non aver ceduto al predisporre e telecomandare.
Pure loro –i pargoli tra i 23 e i 17 anni- erano contenti e si sono divertiti: hanno gestito l’autonomia e la libertà in scioltezza, mostrando alle nonne che ho/abbiamo avuto ragione a fidarci di loro a occhi chiusi.
Ma non si è trattato solo di:
antipasto (gamberetti in salsa rosa su foglie di lattuga),
primo (spaghetti con salsa di granchio),
secondo (tranci di salmoni al cartoccio, con sotto fettine di limone e sopra trito di prezzemolo e aglio),
contorni (insalatina ma anche broccoletti e barbabietole rosse al vapore),
macedonia (mela, pera, banana, kiwi, ananas, uva, a pezzettini, e poi spicchi di mandaranci pelati al vivo più succo di limone),
panettone (regalato!) e caffè… con una certa attenzione ai vini che accompagnavano il pasto;
dopo cena c’era il vero regalo, quello che non mi aspettavo.
La figlia cinefila, la n°2, ha scovato un film che hanno voluto vedessi insieme a loro, come quando erano piccini, tutti insieme: “Ratatouille”, storia di un ratto con la passione di cucinare e via via mi dicevano che “vedi mamma, ci ricorda te, quando fa così, quando fa cosà , come fai te…” e io che una volta di più mi sorprendevo di come i figli hanno sguardi non distratti, e mi sorprendevo di sorprendermi.
Tanti temi venivano lanciati in questo cartone, davvero ben confezionato: la crescita attraverso la coraggiosa affermazione di sè, di quello che realmente si è e si vuole essere, il legame con la famiglia e la lealtà verso gli amici, il rapporto con il cibo impastato di curiosità e rispetto per le materie prime e sperimentazione e …”non ricette”… e il concetto ribadito dal cuoco modello dell’aspirante chef, suo motto “chiunque può cucinare” (appunto!).
La parte terminale del film era un crescendo, ma secondo me il massimo era la battuta finale:
“Non tutti possono diventare grandi artisti, ma il grande artista può trovarsi ovunque”… con un pizzico di fiducia in se stessi e da parte di chi sta intorno.
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