Domattina partiamo, staremo via un paio di settimane e così, per evitare sprechi e brutte sorprese al ritorno, abbiamo pensato bene di invitare i soliti quattro amici (no, la Ritina non c'è, questa volta) per la classica cena svuotafrigo di inizio ferie.
Guardo in frigo cosa c'è e trovo: un po' di culatello avanzato da Massa, un po' di coppa di medesima provenienza ed origine, un po' di carne secca (questa sera si cena coi coquis, se non si fosse capito ) - e fino qui tutto bene, si tratta solo di affettare...
Nel ripiano di sotto langue un po' di verza, della cipolla, poi un po' di patate.
In fruttiera delle mele.
Nel frigo della seconda cucina pare ci sia, di deperibile, solo un rotolo di sfoglia (attenzione, questo è il punto cruciale). Ah, e poi ci sono anche delle uova.
Ok, metto a bollire delle patate, stufo la cipolla (che era stanca di star lì ad aspettare") e intanto stendo la sfoglia.
Meno male che faccio sempre le cose a maiale, come direbbe con sommo tatto il mio legittimo, e assaggio un pezzettino della SFOGLIA. E' dolce"ossantocielo"leggo sul pacchetto: ha ragione lei: c'è scritto PASTA FROLLA, non SFOGLIA (residuo della cena ceca; io mi rifiuto di usare la frolla pronta, Robin, chef ceco che ci ha fatto la cena, evidentemente, no).
Con rapida mossa, la quiche cipolla-verza-patate si trasforma in una torta di mele .
E mà , che me ne faccio delle cipolle e della verza, che si stanno facendo compagnia sul fornello?
Da brave verdurine abituate a decidere e ad agire, risolvono da sole il problema: complice una mia distrazione (i soliti due minutini di Urano), si bruciacchiano e quindi, oplà , un salto nel sacco del biologico non glielo leva nessuno.
Rimane il problema: e a quei quattro pèllegri che verranno a cena, che gli faccio?
Allora, ho giusto un chiletto di farina che reclama attenzione (la mia cucina è sempre vivacizzata da cibi pieni di iniziativa) e ha la sua fine gloriosa in Elisaschiaccia, la quale a sua volta gloriosamente finirà farcita di culatello, carne secca e coppa. Le patate che per un pelo hanno evitato di mischiarsi con quelle due là , con la puzza sotto il naso, verza e cipolla, intendo, diventano patate prezzemolate (a me piace da morire metterci l'aceto balsamico" sbaglio, forse?) e, giusto per non far patire la fame, e per non sciupare quattro uova rimaste, complice anche un bel, sostanzioso avanzo di lardo di Adà (spiegaglielo tu, Tosco, di che si tratta...)diventeranno una bella carbonara.
E di tutto questo, a voi, cosa importa?
Nulla, era giusto per salutarvi
Guardo in frigo cosa c'è e trovo: un po' di culatello avanzato da Massa, un po' di coppa di medesima provenienza ed origine, un po' di carne secca (questa sera si cena coi coquis, se non si fosse capito ) - e fino qui tutto bene, si tratta solo di affettare...
Nel ripiano di sotto langue un po' di verza, della cipolla, poi un po' di patate.
In fruttiera delle mele.
Nel frigo della seconda cucina pare ci sia, di deperibile, solo un rotolo di sfoglia (attenzione, questo è il punto cruciale). Ah, e poi ci sono anche delle uova.
Ok, metto a bollire delle patate, stufo la cipolla (che era stanca di star lì ad aspettare") e intanto stendo la sfoglia.
Meno male che faccio sempre le cose a maiale, come direbbe con sommo tatto il mio legittimo, e assaggio un pezzettino della SFOGLIA. E' dolce"ossantocielo"leggo sul pacchetto: ha ragione lei: c'è scritto PASTA FROLLA, non SFOGLIA (residuo della cena ceca; io mi rifiuto di usare la frolla pronta, Robin, chef ceco che ci ha fatto la cena, evidentemente, no).
Con rapida mossa, la quiche cipolla-verza-patate si trasforma in una torta di mele .
E mà , che me ne faccio delle cipolle e della verza, che si stanno facendo compagnia sul fornello?
Da brave verdurine abituate a decidere e ad agire, risolvono da sole il problema: complice una mia distrazione (i soliti due minutini di Urano), si bruciacchiano e quindi, oplà , un salto nel sacco del biologico non glielo leva nessuno.
Rimane il problema: e a quei quattro pèllegri che verranno a cena, che gli faccio?
Allora, ho giusto un chiletto di farina che reclama attenzione (la mia cucina è sempre vivacizzata da cibi pieni di iniziativa) e ha la sua fine gloriosa in Elisaschiaccia, la quale a sua volta gloriosamente finirà farcita di culatello, carne secca e coppa. Le patate che per un pelo hanno evitato di mischiarsi con quelle due là , con la puzza sotto il naso, verza e cipolla, intendo, diventano patate prezzemolate (a me piace da morire metterci l'aceto balsamico" sbaglio, forse?) e, giusto per non far patire la fame, e per non sciupare quattro uova rimaste, complice anche un bel, sostanzioso avanzo di lardo di Adà (spiegaglielo tu, Tosco, di che si tratta...)diventeranno una bella carbonara.
E di tutto questo, a voi, cosa importa?
Nulla, era giusto per salutarvi
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