Ho già postato qualche ricetta anni '30. Ora vi faccio leggere un'editoriale, sempre tratto da la Cucina Italiana, che rispecchia la filosofia della rivista all'epoca, contro le influenze internazionali (non dimentichiamoci che era l'era fascista) che, a leggere gli editoriali, avevano imbastardito la cucina italiana.
Si cercava di far rifiorire la cucina italiana, dopo secoli di decadenza, facendo ricorso a quello che chiamavano il "folclorismo" e noi oggi chiameremmo "cucina regionale".
A leggere quelle riviste mi sono stupito più di una volta. A differenza di oggi che hanno, più che altro, un'esigenza di marketing e sono mediamente piatte e "politically correct", all'epoca non avevano timore di avere una precisa linea "politica". Non c'erano "Chef emergenti" da idolatrare, non c'erano guide con stelle e forchette da vendere, gadget costosi da promuovere e clientele chic da convincere che l'ultima moda è il sale rosa o quello nero (che poi, a me, chimico, fa ridere...).
C'erano solo i piatti e il gusto
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"Quello che rovina la cucina è la facilità con cui le signore, e le cuoche, possono procurarsi salse già elaborate, condimenti preparati in serie, etc... Ed è l'andazzo, che noi abbiamo derivato, come tutte le cose meno simpatiche, dagli stranieri (perché la cucina italiana è, come tutto ciò che è nostro, fondamentalmente sana, buona, saporosa e piacevole) di snaturare il sapore, diciamo così, degli alimenti.
Se voi fate arrostire un pezzo di vitello, e ci mettete sopra, o accanto, una salsa che 'non ci dice..., voi commettete una crudeltà inutile verso quel povero vitello, che si domanderà sbigottito perché mai l'hanno fatto morire, per dargli quei dispiaceri. E se avendo da preparare un piatto di pesce, sieno delle sogliole o dei merluzzi, delle ombrine o delle modestissime acciughe, voi invece di ricorrere ai tre sistemi elementari della cottura del pesce, e che si basano su condimenti umili e sani: olio, pepe, aglio, etc 'ci mettete dei sughi o delle bechamelle che invece di far risaltare il sapore marino del pesce, lo fanno.. naufragare, lo affogano sotto il velame di condimenti strani- (quasi che il pesce si vergognasse delle sue origini, e del suo odore caratteristico, e tenesse a passare per un tordo nato, per caro, colla spina in messo alle spalle!) ' voi non ve ne accorgete: ma dimostrate d'aver meno testa delle acciughe stesse.
E un'altra cosa dovreste fare: non lasciarvi mai sedurre dai cibi fuori stagione. Certo, è molto chic dare a un pranzo, in novembre, dei cibi primaverili. Ma o son primizie venute fuori per forza, nelle serre, o è roba comunque conservata. In ogni modo non ha sapore."
Dario
Si cercava di far rifiorire la cucina italiana, dopo secoli di decadenza, facendo ricorso a quello che chiamavano il "folclorismo" e noi oggi chiameremmo "cucina regionale".
A leggere quelle riviste mi sono stupito più di una volta. A differenza di oggi che hanno, più che altro, un'esigenza di marketing e sono mediamente piatte e "politically correct", all'epoca non avevano timore di avere una precisa linea "politica". Non c'erano "Chef emergenti" da idolatrare, non c'erano guide con stelle e forchette da vendere, gadget costosi da promuovere e clientele chic da convincere che l'ultima moda è il sale rosa o quello nero (che poi, a me, chimico, fa ridere...).
C'erano solo i piatti e il gusto
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"Quello che rovina la cucina è la facilità con cui le signore, e le cuoche, possono procurarsi salse già elaborate, condimenti preparati in serie, etc... Ed è l'andazzo, che noi abbiamo derivato, come tutte le cose meno simpatiche, dagli stranieri (perché la cucina italiana è, come tutto ciò che è nostro, fondamentalmente sana, buona, saporosa e piacevole) di snaturare il sapore, diciamo così, degli alimenti.
Se voi fate arrostire un pezzo di vitello, e ci mettete sopra, o accanto, una salsa che 'non ci dice..., voi commettete una crudeltà inutile verso quel povero vitello, che si domanderà sbigottito perché mai l'hanno fatto morire, per dargli quei dispiaceri. E se avendo da preparare un piatto di pesce, sieno delle sogliole o dei merluzzi, delle ombrine o delle modestissime acciughe, voi invece di ricorrere ai tre sistemi elementari della cottura del pesce, e che si basano su condimenti umili e sani: olio, pepe, aglio, etc 'ci mettete dei sughi o delle bechamelle che invece di far risaltare il sapore marino del pesce, lo fanno.. naufragare, lo affogano sotto il velame di condimenti strani- (quasi che il pesce si vergognasse delle sue origini, e del suo odore caratteristico, e tenesse a passare per un tordo nato, per caro, colla spina in messo alle spalle!) ' voi non ve ne accorgete: ma dimostrate d'aver meno testa delle acciughe stesse.
E un'altra cosa dovreste fare: non lasciarvi mai sedurre dai cibi fuori stagione. Certo, è molto chic dare a un pranzo, in novembre, dei cibi primaverili. Ma o son primizie venute fuori per forza, nelle serre, o è roba comunque conservata. In ogni modo non ha sapore."
Dario
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