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  • #46
    l'asparago rosa di Mezzago, quello che finirà degnamente nel risotto di domenica:


    riporto qui quello che scrissi l'anno scorso

    dal forum 2006:

    Da alcuni anni un gruppo di coltivatori, sostenuti da Slow food che ha creato un apposito presidio, ha iniziato a reintrodurre la produzione di quest'ortaggio tipico della Brianza orientale,
    non li conoscevo, mai visti, nè sapevo che sono un prodotto De.Co. che si produce in una piccola zona della provincia milanese, intorno a Mezzago appunto.
    Sono davvero rosa....il turione è in parte bianco, poi risalendo verso la punta diventa leggermente verde infine, un po' più su della metà è rosa, ma di un rosa pastello che ti sorprende...
    Una vera bontà , un gusto delicatissimo, poco o niente amarognolo...e anche crudi affettati con la mandolina sono eccellenti...

    "In Italia la coltivazione degli asparagi è antichissima, anzi, pare che sia addirittura la più antica del mondo.
    Descritta dall'agronomo Marco Porzio Catone nel 'De agricoltura... (200 a. C.) e citata da Plinio il Vecchio nella sua enciclopedia sulla natura (50 d. C.), nell'antica Roma è diffusa in tutta la penisola e sono proprio le legioni romane ad esportarla in Europa e in Asia.
    La caduta dell'Impero segna anche l'inizio della sua decadenza: nel Medioevo si trovano asparagi quasi esclusivamente nei monasteri, ad uso officinale. L'interesse rinasce nel 1500, ma si sposta in Olanda e in Germania. Di lì si espande verso sud e ritorna in Italia nel 1800.
    Questa storia - con un inizio glorioso, un abbandono e un ritorno - non coinvolge la tradizione, mai interrotta, di alcune produzioni locali. Tant'è vero che, in alcune aree, la tecnica di coltivazione è identica a quella descritta da Plinio il Vecchio duemila anni fa.
    Tra Monza e l'Adda sopravvive l'antica cultura dell'asparago di Mezzago, asparago bianco verde con la punta rosa.
    Tempi e luoghi sono ancora decisi dalla natura: per questo l'asparago rosa di Mezzago resta una specialità unica, riservata ai palati più raffinati. Come ogni rarità , matura in una stagione breve e in un territorio molto ristretto, incurante dei miracoli che l'agricoltura moderna potrebbe compiere in serra: disponibile per soli 30 giorni all'anno (da fine aprile) e gustabile solo nella cittadina brianzola (26 km. da Milano e Bergamo), che grazie ai suoi terreni ferrosi ne assicura il tipico gusto appena amarognolo e la colorazione rosata"


    Dal Corriere della Sera del 24 aprile 2002:

    Si chiamava Giovanni Brambilla, ma in paese tutti lo chiamavano Ã?«MuschenÃ?». Un bel giorno di primavera di quasi cento anni fa, annunciò che partiva per l'America, non sapeva se sarebbe mai tornato. Tornà . Con un tesoro nascosto in un bastone: piccoli semi stranissimi, ancor più strano era quel che Ã?«MuschenÃ?» diceva di aver visto nei campi al di là del mare, asparagi rosa. La primavera successiva, le prime piantine spuntarono nei campi di Mezzago. E fu così che nacque Ã?«l'asparago rosa di MezzagoÃ?», almeno secondo la leggenda che ancora oggi si racconta in paese. Quel che è certo è che a partire dagli anni Trenta del secolo scorso decine di contadini vendevano i loro mazzettini di asparagi al Ã?«VerzeeÃ?» di Milano, a trattorie e ristoranti, tanto che ben presto Mezzago divenne famoso per i suoi asparagi prima nel Milanese, poi in Lombardia e nell'Italia intera: era l'unico paese dello Stivale a produrre l'asparago rosa. Ma a poco a poco i contadini lasciarono campi e asparagiaie, tanto che nel '99 solo qualche anziano ne coltivava ancora alcune piante nell'orto dietro casa. E proprio in quell'anno cittadini, associazioni locali, Comune, agricoltori si sono mobilitati per non far scomparire del tutto le coltivazioni: è nata la Cooperativa agricola di asparagicoltori di Mezzago (Caam), il Comune ha fatto da tramite per trovare alcuni proprietari disposti ad affittare 20 ettari di terreno, la Regione ha dato un contributo economico, l'Istituto per l'orticoltura sperimentale di Montanaso Lombardo, diretto da Agostino Falavigna, ha fatto da consulente tecnico. L'anno scorso sono spuntate le prime piante, ma solo in questi giorni è cominciata la prima vera stagione di produzione: gli asparagi sono in vendita in un minimarket del paese e nella sede della Caam.La raccolta è cominciata da qualche settimana e terminerà a maggio: Ã?«Contiamo di arrivare a circa 100 quintaliÃ?» spiega il presidente della Caam, Gualtiero Mattavelli. Produzione biologica: Ã?«Non si utilizzano diserbanti e concimi chimiciÃ?», assicura Mattavelli. Ã?«Questo asparago - dice Falavigna - ha le caratteristiche per ottenere il Dop, marchio di origine protetta: l'ibrido utilizzato qui è coltivato anche altrove, ma il terreno argilloso conferisce all'asparago di Mezzago un sapore tipico, unico. Altri asparagi rosa sono importati dalla Francia ma hanno gusto e caratteristiche diverseÃ?». Corriere della Sera, Milano, 24 aprile


    le foto le trovate qui:

    http://www.coquinaria.it/ubb/ultimat...66.html#000000
    http://lagallinavintage-giuliana.blogspot.com/

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    • #47
      Vi farà assaggiare anche le

      TROTELLE IN CARPIONE LEGGERO

      La trota è un pesce d'acqua dolce della famiglia dei Salmonidi. Le specie europee sono tutte derivate dalla cosiddetta trota comune (Salmo fario) che è quella che vive nei corsi d'acqua montani.
      Le trote che vivono nei torrenti di montagna hanno colore tendente al verde scuro, con puntinatura nera e rossa, mentre quelle che vivono nei fiumi hanno colore argenteo-grigio tendente al giallognolo. Le trote di allevamento sono quasi tutte della specie iridea (Salmo gairdneri Rich.) ed hanno corpo grigio argenteo punteggiato di nero, con riflessi multicolori (da cui il nome) e una fascia aranciata o rosea sul fianco. Di recente diffusione le trote salmonate, dalla carne rosata, come quella del salmone.
      Nonostante si tratti di un pesce conosciuto e apprezzato fin dall'antichità (ne fanno l'elogio Plinio e più tardi il Giovio e Ippolito Salviano, e ne presentano ricette tutti i trattati gastronomici del Medioevo e del Rinascimento), è noto che solo recentemente le trote hanno trovato un diffuso apprezzamento nella gastronomia italiana.
      Solo nella fascia prealpina, e soprattutto in terra lombarda, è fiorita una tradizione popolare, consolidatasi nel tempo, che ha elaborato alcuni piatti di grande prestigio. Le trote al vino bianco, le trote dorate, quelle in salsa bianca e quelle alla comasca, le trote in carpione (già presenti nel ricettario di Maestro Martino), non sono che le ricette più note.
      Il carpione è un pesce di acqua dolce molto pregiato, parente della trota, ormai pressochè scomparso (in Italia si trova solo nel lago di Garda, dove la sua pesca è rigidamente regolamentata). Il carpione ha carni delicatissime, cosicchè si usava prolungarne la conservabilità cuocendolo e addizionandolo di una salsa di aceto e verdure.
      Il nome di carpione è quindi trasmigrato alla preparazione, che vede l'impiego basilare di diversi tipi di pesce di acqua dolce.
      L'alta Lombardia conserva antiche ricette in Valtellina e nel Comasco: ricordiamo che Como è stata la città natale nel XV secolo di Maestro Martino, autore del " Libro de arte coquinaria ", composto per lo egregio Maestro Martino coquo olim del reverendissimo Monsignor Camorlengo et Patriarca de Aquileia , al secolo Ludovico Trevisan, 'ricco e mondano cardinale, soprannominato Cardinal Lucullo..., che dava 'feste licenziose e banchetti più splendidi di quelli consoni al suo rango....
      Martino aveva a disposizione ben 20 ducati al giorno da spendere per la cucina, (corrispondenti a oltre un milione di lire oggi), tale infatti era la cifra che il cardinale destinava al cibo.
      Disceso da Blenio, oggi Canton Ticino, e apprendista cuoco nelle cucine del castello Sforzesco di Milano, Maestro Martino matura la sua originalissima arte culinaria a Roma dove è conosciuto dall'umanista Bartolomeo Sacchi detto il Platina (1421-81) celeberrimo primo direttore della Biblioteca Vaticana, il quale, nel suo " De honesta voluptade et valetudine " ('Il piacere onesto e la buona salute..., Roma, 1474), lo definisce 're dei cuochi... e si domanda: 'O voi immortali dèi quale cuoco può competere con il mio amico, il Maestro Martino di Como, cui devo in gran parte quello che qui vado scrivendo?...
      Martino era capace di cucinare splendidamente e di sostenere le più disparate conversazioni, dunque, cosa rara, un cuoco raffinato ed istruito.

      Carpionar trutte al modo di carpioni

      Netta le trutte molto bene et cavane fora l'interiori, pugnendole in molti lochi con la punta del coltello da ogni parte, et farai una salimora d'acqua et aceto tanto dell'uno quanto dell'altro, mettendogli del sale assai, el quale farai strugere molto bene, et dentro gli mettirai le trotte per un mezo giorno o più. Et facto questo le cavarai sopra una tavola mettendole in soprescia per tre o quattro hore, et frigerale bene in olio bono et assai, che sian ben cotte et non
      arse. Et queste trutte poterai conservare un mese frigendole dell'altre
      volte se ti piacerà et refacendole a modo di carpioni.





      Così insegnava maestro Martino nel 1400 e da allora non molto è cambiato.
      La conservazione con aceto è una tecnica tradizionale diffusa anche per il pesce di mare (saor nel veneto, scapece nell'Italia Meridionale).
      L'acidità limita o inibisce lo sviluppo di microrganismi e intenerisce le carni. In pratica tutti i pesci sono adatti a questo tipo di lavorazione: in altre zone lacustri sono impiegate le anguille, le tinche, le carpe, oltre alle alborelle.
      Ma il vero segreto del carpione lariano è un'erba aromatica (del tipo timo selvatico) nota con il nome di segrigià ¶la (da sègra, segale): cresce spontanea nelle zone rocciose del centro Lago e sulle nostre montagne. Se riesco vi porto alcune piantine.
      "...nella vita non è importante per quanto tempo saremo insieme, quello che succederà in futuro, i progetti che non potremo condividere.. l'importante è esserci incontrati.. è questo l'importante"
      Il mio blog: Tentazioni di gusto

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      • #48
        Coem detto porto i ferricelli con il sugo di salsiccia.

        i ferricelli sono uguali e identici a quelli di Chandra, stesso procedimento solo che da noi si chiamano ferricelli o fusilli, è una pasta che si faceva nelle occasioni speciali oppure quando arrivavano i "parenti dall'america".
        Nel periodo di carnevale si condiscono con un sugo fatto con la carne di maiale e il rafano grattugiato sopra, il martedì grasso invece si condiscono con la mollica di pane fritta e noci.

        Baci ga
        Gabriella ex Stressolina

        "Ora non siamo più solo coquinari, siamo amici." Enzo

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        • #49
          Del "farsumagru" che porterà io non c'è molto da dire.
          Si tratta di un piatto un po' barocco, che si usava preparare nelle grandi occasioni: all'apparenza magro, ma ripieno di ciò che la fantasia, il territorio e la borsa consentivano.
          Ecco quindi il ripieno di carne tritata, salsiccia, uova sode, pistacchi, mortadella...
          Una ricetta vera e propria, capirete, non esiste: credo che ogni famiglia lo preparasse secondo le proprie possibilità e consuetudini culinarie.
          Io l'ho imparato da mia zia Rosa, perché mia mamma non lo ha mai preparato.
          [img]graemlins/E20.gif[/img] [img]graemlins/hello.gif[/img]
          Agata

          "La follia è ereditaria: te la passano i tuoi figli!" (Legge di Bombeck)

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          • #50
            Siete spettacolari!
            Ma i piatti etnici? forse proprio per quelli serve maggiormente una spiegazione/introduzione per dare una consapevolezza su quello che si mangia altrimenti pare che si cucinino cose solo peril piacere dell'esotico, del sorprendente senza sapere quanto c'è dietro, e non è proprio questo il nostro caso! [img]smile.gif[/img]

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            • #51
              credo che per i piatti etnici marina stia preparando un trattato...devi aver pazienza capa!!
              lallina forgiamps

              no amatriciana? no party!

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              • #52
                nessun trattato ... sto arrivando!
                (scusate, ma ho un periodo talmente incasinato che non so più da che parte prendere!)

                [img]graemlins/E20.gif[/img]
                Tu mi hai fatto conoscere amici che non conoscevo, Tu mi hai fatto sedere in case che non erano la mia, Chi mi era lontano oggi è vicino e lo straniero è divenuto mio fratello (Tagore)

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                • #53
                  ah, io pensavo che come per i piatti regionali ognuno presentasse i suoi...
                  allora ti aspettiamo Marina. [img]graemlins/E20.gif[/img]

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                  • #54
                    difatti io presento solo i miei.
                    Gli altri dovrebbero presentare i loro ... mica posso preparare le schede tecniche anche per i piatti che fanno gli altri! [img]graemlins/E17.gif[/img]
                    Tu mi hai fatto conoscere amici che non conoscevo, Tu mi hai fatto sedere in case che non erano la mia, Chi mi era lontano oggi è vicino e lo straniero è divenuto mio fratello (Tagore)

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                    • #55
                      ah, ecco.... avevo frainteso la frase di lallina allora [img]smile.gif[/img]

                      Commenta


                      • #56
                        cara Rossanina, io la mia parte l'ho fatta.. [img]smile.gif[/img]
                        mancano le sarde in saor ma ci doveva pensare Priscilla mi sa che ha dato forfait [img]graemlins/E17.gif[/img]

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                        • #57
                          Ho procurato delle schede molto esaurienti da affiancare ai prodotti che porterà ( casizolu, miele e malvasia), da leggere in loco. Per i papassini , il torrone e sa bottariga mi sto organizzando.
                          Ross, trovati i papassini senza anice. [img]graemlins/hello.gif[/img]
                          Dana

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                          • #58
                            Preparerà al momento un piatto locale destinato alla sezione "antipasti di pesce" e tre cose riservate alla serata etnica.Tutto molto facile.

                            Per la sezione regionale:
                            A CAPPUNADDA
                            Ho già spiegato che si tratta di un antico piatto freddo a base di gallette, tonno, pomodori, acciughe, basilico......

                            Per la tavola etnica:

                            LASSI
                            Tipica bevanda che può essere assaporata prima, durante e dopo i pasti indiani. Smorza molto (più dell'acqua) il piccante delle spezie. E' a base di yogurt, acqua, cumino, ghiaccio e a seconda dei gusti, zucchero, frutta, sale e limone.

                            BEVANDA ALLO ZENZERO E TAMARINDO
                            Dissetante, va bevuta freschissima. Con acqua, sciroppo di tamarindo, zenzero fresco grattuggiato e cumino.

                            HALVA DI SEMOLINO
                            Un dolce del Kerala ma preparato in ogni zona dell'India. Con tanto burro, uvetta, cardamomo, pistacchi, latte e ovviamente semolino.
                            Colui che domina gli odori, domina il cuore degli uomini.
                            (P.Sà¼skind)

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                            • #59
                              cita:
                              Inviato da: Rossanina:
                              ah, ecco.... avevo frainteso la frase di lallina allora [img]smile.gif[/img] [/QUOTE]LA MIA VOLEVA ESSE una frase ironica.....
                              lallina forgiamps

                              no amatriciana? no party!

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                              • #60
                                Etniche ed esotiche
                                http://www.uaar.it
                                http://www.cicap.org/new/index.php
                                http://www.flickr.com/photos/rossopersempre/sets/72157626647765870/show/

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