di Enzo.

La merenda di noi bimbi d’allora.

©nicolaimpallomeni.it
Sono d’accordo con voi che le merende fatte con quello che c’era erano molto varie.
Io ricordo bene quelle che mi preparava mia nonna Genoveffa (oh allora! si chiamava così, senza la minima ironia).
Quando portavano il latte munto dalla stalla e veniva bollito, la panna la metteva su delle belle fette di pane con un po’ di zucchero.
Altrimenti burro e zucchero o burro e sale, ma poi anche con olio e aceto, già ricordato, o vino e zucchero.
Ricordo che sul terrazzino davanti casa c’erano due coppi, uno di fichi secchi (con i bachini che facevano dei fili leggeri leggeri) e l’altro di pomodori secchi.
La nonna ci dava la fetta di pane e la scelta del companatico stava a noi.
Poi quando facevano il pane la schiaccia salata, con i ciccioli, con l’uva, con le noci, a seconda di come le zie decidevano.
Poi le marmellate, da abbinare o meno con il burro, sempre sulla fetta di pane.
Quando con mio nonno Pietro si “smielava” (oddio, più che altro lo faceva lui, io aiutavo e facevo un po’ di casino) si schiacciavano con le mani i favi fatti a pezzi dal coltello del nonno. Ogni tanto c’era un’ape che pungeva, ma con le mani grondanti di miele non faceva male.
Poi, quando c’era un pezzo particolarmente succulento il nonno me lo dava direttamente e diceva “succhia bimbo”.
E c’era il sapore del miele e poi quello della cera. Poi con la cera il nonno faceva dei panetti da usare per il filo da calzolaio, per lucidare i mobili (era sempre lui il calzolaio e il falegname).
Poi, avevo 10 anni, siamo tornati in paese, a Venturina, ed allora sono arrivati i fruttini che dice Piggi ed il surrogato di cioccolato Ferrero, in confezioni di stagnola con la figurina sopra.
Insomma la nostra storia ed i nostri gusti, intrecciati. Bello.