di Enzo.

La cucina mezzadrile maremmana – parte seconda

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Si possono ripetere oggi quelle condizioni, si può studiare e riproporre quella cucina e che caratteristiche aveva e può avere?
Certo non ci possiamo permettere più quella bella miseria di un tempo, che, anche a poterla vendere, se ne faceva subito dell’altra. E la miseria non si compra.
Oggi mangiar povero è un lusso che ha bisogno di una buona cultura, altrimenti si passa per scemi.
Ma sia pure dalla nostra disperata condizione odierna di gente che ha tutto quello che non serve, possiamo guardare a quella cucina mezzadrile cercando di scacciare dalla sua santa memoria tutte le chiacchere e le dicerie che la gente malevola le ha attribuito.
Negli anni a cavallo di questo secolo la nascente borghesia campagnola (fattori, sensali, commercianti, piccoli proprietari e Giosuè Carducci, che nelle nostre zone ha impestato) ha voluto raccontarsi che la cucina contadina era una cucina di caccia e di carni.
In realtà con questo voleva raccontare la sua voglia di imitare la cucina di corte, quella di sangue blu. Ognuno aspira ad assomigliare ai suoi modelli di riferimento culturali come disse quello che piantava la magnolia nel giardino delle case popolari.
Poi quando anche le classi popolari hanno avuto accesso al denaro lo hanno celebrato con un decennio di carni ed anche loro si sono raccontati che era la cucina contadina.
Come risulta dalle gite del sindacato pensionati il miglior pranzo è quello che prevede un tris di pastasciutte e un vassoio enorme di arrosti misti in modo da poter dire che è avanzato un sacco di roba, e l’avanzo è l’apoteosi della bontà come nelle rappresentazioni medioevali del paese di Bengodi.
La fame di tante generazioni deve aver modificato i geni ed essersi impressa in modo indelebile nei cromosomi tanto che in tutte le società povere della terra i trigliceridi sono una misura del benessere.
Non solo le gite del sindacato pensionati ma anche i manifesti dei film in India raccontano di questa aspirazione al grasso, e d’altronde chi non ha delle vecchie zie che gli dicono tutte sorridenti: “stai bene, sei ingrassato”.
Non fa eccezione e scandalo quindi questo ricordo della cucina antica basato unicamente sui piatti rari, abbondanti e più spesso sognati che reali, di arrosti e pastasciutte.
Ma non è questa la cucina mezzadrile, non è quella delle carni ammucchiate; quella è l’aspirazione, la voglia, così come la “bianchina” è stata, negli anni del boom “la voglia della spider”.